La mia ricerca della Verità
Mister Oberoi


    1. Come diceva l’amato Sant Ji, la dipartita di un Maestro perfetto è un’enorme catastrofe, e vengono sradicati molti alberi grandi e giganteschi. Essendo un iniziato di Baba Sawan Singh Ji Maharaj l’ho visto accadere due volte, prima che Sant Ji lasciasse la forma mortale. Mentre ogni amato del sangat ha sopportato l’urto della scomparsa fisica di Sant Ji a modo suo, per me sono stati uno shock immensamente mortale e un’agonia insopportabile. Ho sofferto altresì di uno spaventoso senso di colpa dovuto al fatto che Lui se n’era andato molto tempo prima del dovuto, poiché era estremamente infelice che la maggior parte di noi non si consacrasse alla meditazione – come Lui stesso ci aveva spesso stimolato a fare – né sistemasse le nostre dispute, sia in famiglia sia nei Satsang, come Lui ci aveva esortato con vigore a fare nei discorsi, nei darshan privati o nelle lettere a vari diletti. Piuttosto ognuno di noi, come Lui mi confidò parecchie volte, utilizzava completamente l’intelletto e l’enfasi che aveva per sostenere che il gruppo con cui lui litigava, aveva assolutamente e decisamente torto e si comportava con arroganza, beffando i principi della correttezza, della rispettabilità e di tutto quello che nella Sant Mat viene chiesto di correggere per far prevalere la pace.

    2. Ho avuto la beata opportunità di trascorrere oltre una settimana con l’amato Sant Ji, proprio due settimane prima che lasciasse il corpo e non dimenticherò mai tutto quello che decise di dirmi, a volte direttamente, altre volte con accenni e indicazioni. Tutto ciò che condivise, non riguardava altro che esempi della nostra disobbedienza, cocciutaggine, indolenza e incapacità di capire il bene che Lui desiderava per noi. Oltre a numerosissimi punti di cui mi rese misericordiosamente partecipe nella sua saggezza divina, mi chiese altresì in modo inoffensivo che cosa facciamo se si smarrisce uno dei nostri anziani o un membro più vecchio della famiglia: ci sediamo a casa oppure corriamo da ogni parte dove possiamo avere degli indizi, per quanto minori o inutili, e non usiamo forse tutte le nostre risorse ed energie per scoprire dov’è, per rintracciarlo e riportarlo a casa affinché la famiglia si senta a proprio agio, riconquisti di nuovo la pace e riesca a ottenere la guida e l’aiuto di cui era stata privata? Sebbene tutto quello che è appena stato citato, fosse menzionato in modo piuttosto causale e passeggero, istillò in me una certa reazione e sensibilità, che non erano senza scopo, anzi pensai e mi rammaricai che quantunque allora non fossi in grado di sondare il suo significato e le sue implicazioni, sicuramente avrebbe fatto nascere quella saggezza che, prima o poi, mi avrebbe aiutato a conoscere e a capire quel che era stato detto e il suo  reale significato.

    3. Sono sempre stato fortemente convinto che pur essendo “onnicosciente”, “saggezza totale” e “onnipotente”, l’amato Sant Ji nella Nuova Forma, che verrà, ci raggiungerà e prenderà la nostra mano, dal nostro punto di vista di essere umani ciechi era nostro inderogabile dovere cercarLo con la mente umile al massimo, con un cuore aperto e occhi aperti tenendo in vista con serietà e oculatezza i contenuti del messaggio, parlato e registrato molto tempo prima della Sua dipartita. Se esaminiamo con attenzione i contenuti del messaggio registrato dall’amato Maestro il 5 settembre 1986 (all’incirca undici anni prima di lasciare il corpo fisico), verso la fine aveva dichiarato: “Sì, se trovate qualcuno che ha meditato in modo simile a come il Guru mi ha fatto meditare, allora potete felicemente trarre giovamento da lui, in quel caso anch’io sono pronto ad aiutarvi”. Tutto quello che Lui aveva dichiarato e registrato adempiva un grande proposito e progetto, ed effettivamente mirava a salvarci, noi poveri esseri umani, dalle numerose domande che affiorano dopo che i Santi lasciano il piano terreno e che non solo fanno sorgere controversie inopportune, ma risposte che non si presentano facilmente. Nel suo libro “Un grande Santo, Baba Jaimal Singh” Hazur Kirpal scrivendo sul soggetto del “Successore” ha dichiarato che “non fu un punto sempre facile da stabilire” (pagina 88, paragrafo due, nota a piè pagina). In base alla mia propria esperienza personale di quel che accadde quando Hazur Sawan lasciò il corpo e in seguito di quando se ne andò Hazur Kirpal, e in base a quel che Sant Ji ci aveva dato come istruzioni specifiche sulla nostra ricerca, non ho mai prestato attenzione alla questione di un successore, bensì, piuttosto, ho cercato qualcuno che rispondesse ai requisiti tracciati da Sant Ji.

    4. Armato di questa comprensione, di una profonda preghiera a Sant Ji perché avesse pietà di noi e ci guidasse dove è e ad alcune informazioni ricevute da qualche diletto tramite visioni, che erano sia incomplete sia inadeguate per molti versi, sono andato in vari luoghi nel corso degli ultimi tre-quattro anni con intermittenza e ho viaggiato piuttosto alacremente, ma senza avere buon esito. Ad ogni modo, ovunque noi (io stesso, mia moglie e un altro giovane e devoto iniziato di Sant Ji) andassimo e per quanto tornassimo a mani vuote, non ci siamo mai sentiti delusi, la fatica non ha mai preso il sopravvento e non abbiamo mai pensato che il nostro sforzo fosse uno spreco di tempo, di energia e quindi da abbandonare. All’incontrario sentivamo soddisfazione, felicità, una comprensione più profonda e sottile che facevamo quel che dovevamo fare e che lo stavamo facendo nella causa dell’amato Satguru, che non sarebbe mai andato sprecato né sarebbe rimasto senza una risposta. Visto che Sant Ji vigilava tutto e ci avrebbe aiutato quando lo avesse ritenuto appropriato, questo pensierino ci ha sempre dato abbastanza sollievo, soddisfazione e ci ha ispirato a continuare i nostri sforzi, ci ha fatto pure capire che solitamente il successo non arriva con facilità in situazioni simili.

    5. La mia ricerca per il Maestro nella nuova forma ha assunto una svolta sensazionale il 12 marzo quando ero fuori in cerca con altri tre. Anziché andare per il tragitto che stavamo seguendo, le circostanze ci hanno condotto in un’altra direzione, in modo piuttosto misterioso, e ci siamo trovati in un luogo dove si dovevano incontrare alcuni devoti di Baba Ji per un programma di meditazione. Poco prima di questo un sevadar fisso e un iniziato di Baba Ji mi ha chiesto se qualcuno avesse visto la swaroop (forma) di Baba Ji che stavo cercando. Rispondendo in modo affermativo e descrivendola a grandi linee, lui ha esclamato che i dettagli rispondevano completamente alla forma di Sri Ladhu Ram Ji (nome mutato da Baba Ji in Sadhu Ram Ji), eccetto che per il sommo Noor e prakash sulla fronte di cui avevo parlato. Similmente un altro devoto di Baba Ji (il programma si teneva in casa sua), che mi aveva costretto a partecipare allo stesso e che è lui stesso un buon meditatore, mi aveva detto che circa due mesi prima Baba Ji lo aveva invitato in una visione (esperienza nel sonno) di comunicarmi che “lui (Oberoi) mi ha trovato già prima, farà la stessa cosa di nuovo e che non deve preoccuparsi”. Un mese più tardi lo stesso gentiluomo mi aveva riferito che in una visione aveva visto che stavo andando in un autobus pieno di satsanghi e alle tre del mattino l’autobus si era fermato da qualche parte. Ero uscito per chiedere a qualcuno e la risposta era stata “sedici chilometri”. Quel giorno parlando di questo esempio lo stesso diletto mi ha mostrato il luogo dove aveva visto fermarsi l’autobus e ha confermato che quel luogo era esattamente a sedici chilometri da dove viveva Sri Sadhu Ram Ji (in una capanna in mezzo ai campi). Nello stesso istante ambedue questi gentiluomini insieme con un altro, che sono in stretto contatto con Sri Sadhu Ram Ji e che si trovavano nella nostra macchina, ci hanno raccontato molto esplicitamente che era un grande meditatore e siede in meditazione tutta la notte fino al mattino sin da quando è stato iniziato. Inoltre abbiamo avuto ragguagli da un’altra fonte sul luogo dove si poteva trovare la nuova forma e gli stessi indicavano proprio le vicinanze in cui ci trovavamo. Potete ben immaginare quel si prova in una situazione simile. Abbiamo sentito che non stavamo andando lì per conto nostro, ma che qualcuno ci stava portando di proposito. Come siamo arrivati alla casa di quell’amato, è arrivato anche Sri Sadhu Ram Ji sul trattore con un altro diletto e ci ha salutato con molto amore, calore e umiltà. Ci è sembrato una personalità sconcertante e unica, nonostante in apparenza semplice, coi piedi per terra, da persona del villaggio, e ci ha colpito profondamente. Abbiamo incominciato a parlare e la persona che lo accompagnava mi ha detto: “Zio Ji, lui (Sri Sadhu Ram Ji) mi ha confidato un mese fa che Oberoi Sahib (che fa il seva al 16 PS e fa gli annunci) verrà qua, e quando gli ho chiesto per quale motivo, lui ha evitato abilmente la risposta e ha detto: ‘Non lo so’”. A quel punto il secondo amato ha affermato che il programma di meditazione doveva verificarsi un giorno prima, ma quando l’ha rammentato a Sadhu Ram Ji, lui ha detto che sarebbe avvenuto il giorno dopo (il giorno in cui eravamo lì) aggiungendo che alcuni premis (amati) da Delhi sarebbero venuti per portare l’amore e il messaggio di Baba Ji. C’è stata una conversazione su alcuni punti importanti del Sentiero e tutto ciò ha confermato la nostra cognizione che non eravamo lì per caso. Dopodiché mi sono seduto proprio di fronte a lui sullo stesso charpai (branda di legno), ho continuato a guardare in continuazione nei suoi occhi per quindici minuti e anche lui non ha distolto gli occhi da me tutto il tempo. Mi sono reso conto (sebbene non sappia molto al riguardo) che erano gli occhi di un grande meditatore ed emanavano amore, divinità e purezza, in modo straordinario. Ho sentito che malgrado la sua semplicità, umiltà esterna (lui è un harijan, considerato di bassa casta in India) e il fatto che sia un lavoratore agricolo salariato nelle fattorie vicine (incluse quelle delle tre persone di cui ho parlato prima), è una persona di grande avanzamento e levatura interiore, sa molto di questioni interiori, sebbene di solito parli con parsimonia e in un modo piuttosto scherzoso al punto che la gente perde di vista generalmente la profondità e l’elevazione della sua anima e del suo sé. C’erano circa trenta persone, tutte parlavano liberamente e senza inibizioni, affermavano i loro sentimenti a proposito della sua grande meditazione, umiltà e amore, ma niente di più di questo. E parlavano nel modo più sciolto e assordante possibile, come fanno normalmente i contadini nei villaggi. Alle undici e mezzo circa di notte quando il gruppo stava per disperdersi, mi sono alzato e in uno stato d’animo piuttosto eccitato, a voce alta ho detto: “Dichiaro con la testa e le ginocchia prostrate per terra e con un pianto profondo nella gola che sono una persona anziana, vecchia e non ho viaggiato oltre cinquecento chilometri per niente, che non me ne andrò da questo luogo domattina senza aver ricevuto un messaggio da Baba Ji”. Lui ha sorriso molto delicatamente, meravigliosamente e ha detto che “lui non sapeva nulla, ma l’amato nella casa del quale eravamo tutti seduti, a volte vede Baba Ji interiormente e riceve qualche messaggio, e lo condivide con lui. In quel caso me lo avrebbe comunicato”. Ho risposto che non sapevo nulla, che volevo il messaggio, sia che me lo portasse lui o l’altro amato, e ho ripetuto che non me ne sarei andato l’indomani. Bene, cari amati, trattenete il respiro, il mattino seguente lui è arrivato per conto suo dove dormivamo e ha detto: “Continua la tua ricerca, accrescerà il tuo dolore della separazione da Baba Ji, intensifica l’amore per Lui, sciogli il fardello del karma e il tuo seva sarà accettato nella Guru Durbar (Corte del Guru)”. Di che altro avevo bisogno? Che altro cercavo e quale soddisfazione più grande potevo ottenere? Poco più tardi lui ha affermato che coloro che meditano con vigore, parlano solo quel tanto permesso dal Guru, tengono a freno la lingua e diventano muti. Questo ha aggiunto ulteriore combustibile di gratitudine dentro di noi e abbiamo sentito che eravamo stati guidati nel luogo giusto, dalla persona giusta e che avremmo atteso ulteriori rivelazioni e altre informazioni sul suo conto. L’amore, la grazia e la benevolenza, che ci sono stati mostrati da Baba Ji attraverso di lui, sono oltre la descrizione e al di là dell’immaginazione. In ugual modo il rispetto e l’amore mostratoci dalla famiglia con cui siamo stati e dai quasi trenta amati, che hanno agito come un’unica famiglia, è semplicemente memorabile – al di là delle parole. La partenza è stata così calorosa da conquistare e commuovere il cuore e se non erro, simile se non la stessa di quella che eravamo soliti ottenere da Baba Ji, da trafiggere i nostri cuori. Ecco come è finita la nostra prima visita ed ecco come siamo entrati in una nuova fase eccitante della nostra vita. Dopo che ce ne siamo andati, tutti gli amati che si erano radunati, si sono seduti un po’ a parlare e hanno riportato le sue parole: “Noi stiamo ricordando molto dolcemente quegli amati che sono appena partiti, loro continueranno a ricordarci durante tutto il tragitto e ritorneranno presto”. E badate, siamo tornati dopo appena cinque giorni.

    6. Mentre condividevamo le esperienze e i giudizi sulla strada di ritorno, tutti noi quattro (io stesso e mia moglie ambedue iniziati di Hazur Sawan, un altro iniziato di Hazur Kirpal e il quarto iniziato di Sant Ji) abbiamo sentito che il minimo che potessimo dire senza problemi era che Lui è un grande meditatore, è estremamente amorevole, umile, semplice, tutto d’un pezzo e delicato; incontrarlo non è stato solo un grande piacere, ma ci è parso anche molto gratificante. Ci siamo altresì resi conto che uno voleva stare sempre di più con lui, dato che le sue brevi, dolci parole, sebbene dette con un tono campestre, sembravano significative e convincenti, toccavano le corde turbate del cuore. Quantunque sapesse molto del regno interiore, possedeva l’arte di parlare con parsimonia, quando assolutamente necessario. La nostra impressione comune era che l’incontro successivo con Lui doveva essere ancora più eccitante e rivelatore, e in ogni caso avrebbe fornito fiduciosamente più informazioni, conoscenza e approfondimento sulla questione, che noi desideravamo sviscerare con anelito. Abbiamo pure pregato tutti che come Baba Ji ci aveva condotto misericordiosamente da Lui in un modo misterioso e sorprendente, ci avrebbe guidati oltre nella stessa maniera e ci avrebbe messo in grado di decidere se è lui quello di cui Baba Ji aveva detto molto tempo fa “sì, se incontrate qualcuno che ha meditato in modo simile a come il Guru mi ha fatto meditare, allora potete felicemente trarre giovamento da lui e in quel caso anch’io sono pronto ad aiutarvi”. Eravamo pure concordi che non avremmo perso tempo e a secondo delle circostanze avremmo cercato di tornare da lui ancora, quanto prima.

I dettagli della seconda visita


    7. Tornati a casa, un amato mi ha chiesto di descrivere il diletto che avevo incontrato nei termini più semplici. Ho risposto che è un iniziato di Sant Ji, è un grande meditatore, è sorprendentemente amorevole, umile, semplice, diretto, delicato e dolce. Secondo la mia comprensione lui pareva adempiere i requisiti tracciati da Sant Ji per cui “sì, se incontrate qualcuno che ha meditato in modo simile a quello che il Guru mi ha fatto meditare”, ma che avevo bisogno di più tempo per confermare la stessa cosa a livello esteriore prima di dirlo apertamente. Ho altresì aggiunto che non ho pretese e non sono altro che un peccatore incallito, un semplice idiota di primo ordine, di gran lunga soggetto ai trucchi della mente e a commettere errori ogni minuto, quindi anziché seguire le mie parole, gli interessati alla Verità sarebbero dovuti andare a vedere le cose personalmente, prima di formulare le proprie idee.

    8. La nostra seconda visita da lui è stata improvvisa, sorprendente e sensazionale come la prima. Alcuni diletti che ci sono molto vicini erano venuti a sapere del nostro soggiorno e del suo buon esito e, nonostante gli sforzi per tenere la questione circoscritta, noi dovevamo condividere alcune informazioni con loro. Uno dei diletti è diventato molto eccitato e interessato, dato che aveva visto qualcuno interiormente alla dipartita dell’amato Sant Ji e nel ricevere dettagli della forma e della figura dell’amato che avevamo avuto la fortuna di incontrare in modo impensato, ha sentito che questa era la stessa personalità che aveva visto in precedenza. Il suo desiderio e ansietà di incontrarlo sono diventati immensi e intensi. Nonostante la riluttanza a farci accompagnare da un’altra persona nella prossima visita, siamo stati costretti a cedere al suo desiderio e determinazione. Abbiamo deciso che avremmo fatto il secondo viaggio entro dieci giorni e, anziché in quattro come la prima volta, saremmo stati in cinque, lui incluso.

    9. Uno di noi che è il più giovane di età e il proprietario della macchina che usavamo per il viaggio, è diventato molto inquieto e voleva che non aspettassimo dieci giorni, ma che partissimo il più presto possibile. Ho cercato di calmarlo e gli ho chiesto di essere paziente ma lui diceva che qualcosa stava ribollendo in lui e voleva stare là con Sadhu Ram, quanto prima. Quello stesso giorno a notte fonda stavo parlando per caso con un’amata che condivideva le sue esperienze con me, in un’interurbana, e lei ha chiesto dove andassimo in futuro e quanti fossimo. Ho risposto che eravamo in cinque e dovevamo partire sette giorni dopo, ma lei ha sbottato all'improvviso: “No, non dovreste tardare sino ad allora, né dovreste aggiungere nessuno alla vostra comitiva. Partite subito, non solo ora ma continuate ad andare da lui il più spesso possibile, a brevi intervalli, dato che lui è triste e imbronciato, non vuole uscire a quel punto e può svignarsela per non farsi più vedere da noi”. Lei ha pure aggiunto che la mia visita, le mie richieste e petizioni avrebbero aiutato a cambiare il suo stato d’animo e i suoi progetti. Ho contattato gli altri amati alle undici e mezzo circa di notte, abbiamo cambiato il programma e quattro di noi sono partiti l’indomani alle sei del mattino.

    10. Quando siamo arrivati da lui senza preavviso alle quattro e mezzo del pomeriggio, gli altri tre amati (ai quali mi sono riferito prima) erano tutti sorpresi e felici di vederci, ci hanno detto che la sera prima Sri Ladhu Ram aveva detto loro che la nostra visita successiva era benvenuta, ma che non sarebbe dovuto venire nessuno in più dei quattro che erano venuti la prima volta. Questo ha confermato il nostro punto di vista che lui sapeva quel che era dentro di noi e voleva aiutarci a raggiungere il nostro scopo. Ci ha salutato in un modo molto caloroso e affascinante, ha guardato nei miei occhi profondamente per un periodo piuttosto prolungato dandomi la sensazione come se mi stesse dicendo che mi conosceva e che non ero capitato lì per conto mio, ma che “Ajaib, il meraviglioso” mi stava trascinando lì e quindi non dovevo preoccuparmi, dato che, fedele alla sua parola, lui mi aveva trovato. Esteriormente ha detto: “Un benvenuto accorato a tutti voi amati. Sono spiacente che tutti voi abbiate fatto un lungo viaggio per raggiungermi, ma spero che non abbiate avuto molte difficoltà. Purtroppo non possiamo darvi le comodità che avete a casa vostra. Viviamo in una giungla e pure nel deserto, e non sappiamo come ricambiare il vostro amore e anelito. Ma, miei cari, sono inerme. Quel che accade è il gioco del Grande Guru Ajaib e nessuno può ostacolarlo. Se siete accorsi fino qui, è dovuto a Lui, e se sono costretto a sedere qui in mezzo a voi tutti cari figli di Baba Ji, non è per mio desiderio, bensì per i suoi ordini. Non ho nulla da dire al riguardo, né alcuna scelta, eccetto che danzare alla melodia che Lui suona nella sua Mauj (desiderio e volere). Avendoci riuniti insieme, trascorreremo tutto il tempo nella Sua rimembranza, cantando la Sua gloria e grandezza, ed esprimendo nel profondo del cuore un’immensa gratitudine a Lui che è il Creatore dell’Universo. Lo scopo principale dello stare insieme è di renderci conto della grandezza e della misericordia di Baba Ajaib Guru. Lui ci sta sorvegliando anche ora e sa quanto desidera che il suo amore e il suo messaggio siano condivisi da ogni amato, in tutto il mondo. Siate certi che farà quel che desidera al momento opportuno e non avrà bisogno del consiglio, dell’accettazione e dell’aiuto di nessuno perché è onnipotente, è saggezza totale. Baba Ajaib ci ha detto con vigore di rimanere uniti e forti, e questo è quel che dovremmo fare ad ogni passo. Lui mi ha ordinato di servirvi tutti – il suo sangat. Pertanto sono qui come vostro sevadar e sarò sempre felice e contento di spazzare le vostre scarpe perché in questo sta la mia vera identità”.

    11. In seguito ci ha chiesto di lavarci e di presentarci presto per il tè, eccetera e dopo circa due ore di meditazione insieme ci siamo visti per circa quaranta minuti, era molto importante. Siamo andati tutti alla zona dei bagni e ci sentivamo inebriati, mezzi pazzi. Personalmente sentivo con grande forza che Lui ci aveva dato il benvenuto, praticamente nello stesso modo e con le stesse parole, con lo stesso amore di come soleva fare Baba Ji quando arrivavamo all’ashram del 16 PS. Mi sono pure reso conto che in poche parole aveva risposto a tutto quello che stavo cercando di chiedergli in questa visita e mi sembrava che sebbene avesse confermato di non sapere nulla, la sua profondità non fosse inferiore a quella del mare e la sua elevazione non fosse inferiore a quella dell’Himalaya, come è davvero per ogni amato perso nello shabda swaroopi (la Parola personificata) e nello shabda abhyasi guru. La memoria mi è venuta in aiuto suggerendomi che la mia esperienza con l’amato Sant Ji negli incontri iniziali era stata praticamente dello stesso stile.

    12. Dopo il tè, il riposo e la meditazione, quando avevamo tempo per sederci ancora con Lui, gli ho detto che avevo saputo che lui possedeva della terra in Punjab, che l’aveva data a qualcun altro contro i desideri dei genitori prima di trasferirsi in Rajasthan, che lavorava come contadino a salario giornaliero in alcune aziende agricole (esteriormente non c’era nessuna informazione eccetto che l’esperienza di una delle mie fonti). Ha sorriso e ha detto che suo nonno gli aveva veramente dato un ettaro di terra, però lui voleva seguire il sentiero della realizzazione divina e quindi si era trasferito in Rajasthan lasciando la terra e tutto il resto. Quando gli ho chiesto di narrare alcuni aspetti, eventi importanti della sua vita, ha risposto che aveva incontrato un Guru molto tempo prima che gli aveva dato ottimi consigli e gli aveva mostrato la via. Quando gli ho chiesto esplicitamente quale fosse questa via, lui ha detto “il Surat Shabd Yoga, la scienza dell’anima” e ad ulteriori domande ha confermato che ricevette il segreto dei primi due shabds (parole) e piani. Praticò per dieci-dodici ore al giorno per quindici anni e progredì acquisendo esperienze, competenza fino al secondo stadio spirituale, ossia Triloki, e raggiunse Brahm Desh. Ha detto pure in modo mesto che forse era destino che il suo guru scomparisse e non riuscisse più a incontrarlo per la seconda volta. Alle mie domande su quando e come arrivò da Baba Ji, lui ha risposto che venne a conoscerlo tramite uno dei tre amati menzionati nei paragrafi precedenti, raccolse più dettagli da un secondo e fu iniziato insieme con il terzo nell’ottobre del 1987, e sei mesi più tardi partecipò insieme a questi tre associati menzionati prima a un programma di dieci giorni di meditazione e Satsang tenutosi nel marzo del 1988 all’ashram del 16 PS per il sangat indiano. Ha aggiunto che alcuni giorni prima della conclusione del programma disse a uno dei suoi amici che il suo lavoro stava per compiersi, e l’altro rispose che non sapeva di quale lavoro stesse parlando dato che brancolava ancora nel buio. Quando gli ho chiesto se il lavoro fu fatto, lui ha affermato che fu compiuto veramente e ad ulteriori domande mi ha detto che significava che con la grazia del suo Satguru a quel punto aveva completato lo stadio dell’autorealizzazione, intendendo conoscere il sé e raggiungere il terzo stadio, con la soppressione di tutti i tre involucri dell’anima – il fisico, l’astrale e il causale, con l’anima che risplende della sua gloria incontaminata con la luce di dodici soli. Mi ha pure detto che domandò al primo amato di fargli avere un colloquio con Sant Ji, e l’amato rispose che Lui era estremamente occupato, al che gli disse di dare semplicemente un  messaggio a Sant Ji e di lasciare il resto a Lui. Sant Ji lo chiamò e nell’udire le sue esperienze elevate espresse felicità e gli confermò che era finita una pietra miliare importante del viaggio interiore e che avrebbe dovuto compiere quella successiva con lo stesso zelo, entusiasmo e devozione. Dopo esser tornato da Sant Ji, i suoi amici gli domandarono che cosa gli avesse detto Sant Ji e lui rispose che Sant Ji aveva detto: “È bene che per lo meno uno è uscito, uno è arrivato all’altra sponda”.  

    13. Come è nel suo stile, quando non vuole dare una risposta diretta, incomincia a parlare per scherzo eludendo con bravura il tema. Quando mi è capitato di chiedergli dell’ulteriore viaggio oltre il terzo stadio, ha precisato che era un povero contadino salariato e apparteneva a una casta  inferiore, harijan (secondo il sistema delle caste in India), come poteva conoscere tutte queste cose? Similmente quando l’ho interrogato sui vari aspetti organizzativi e altre cose simili, ha evitato la questione molto scherzosamente, però alcune ore più tardi ha accennato che per l’iniziazione occorrerà aspettare ancora del tempo finché Sant Ji non considera appropriato mentre sarebbe andato avanti il resto delle funzioni, come consigliare e aiutare gli amati in meditazione, dare risposte alle domande degli amati e vigilarli. Ha anche chiarito con grande forza che era responsabilità di tutti gli amati estendere l’amore, il rispetto e l’aiuto a chiunque altro, rimanere uniti e dedicare un tempo ottimale al Bhajan e Simran aggiungendo che il nostro amato Satguru chiama tutti i diletti alle tre del mattino e che dovremmo alzarci immediatamente, anche se è un po’ prima delle tre, lavarci, completare gli altri requisiti e attivarci in meditazione senza fallo, sia che la mente smetta di vagare o meno, sia che la nostra meditazione abbia buon esito o meno, sia che ci piaccia o meno perché questo è il nostro lavoro, lo dobbiamo fare noi e nessun altro, e dovremo riprendere dal punto in cui lo lasciamo, non essendo ammessa alcuna concessione. Ha pure dichiarato che la fede e la fiducia sono assai significative e importanti su questo sentiero, e anche se la meditazione è in qualche modo insufficiente, queste due virtù ci aiuteranno a conseguire il nostro obiettivo e a raggiungere senza alcun dubbio la destinazione.

    14. Gli ho detto che è opinione comune, e Baba Ji lo confermò a volte nel Satsang, che sia Hazur Sawan sia Hazur Kirpal lasciarono il mondo molto tempo prima di quello previsto, dunque sarebbe corretto accettare la versione di alcuni secondo cui pure il nostro Baba Ji è dipartito molto prima e se così quanto prima. Lui mi ha sorriso generosamente e ha detto che non gradiva entrare in questi particolari, ma ha affermato senza esitazione che ogni Santo si addossa il debito karmico di coloro che inizia, dei suoi fratelli della Via se ripongono fiducia, fede in lui e perfino di coloro che lo vedono anche una sola volta con grande rispetto, ammirazione, devozione, e liquida tutto quel fardello tramite il suo sé fisico. Ad ogni modo noi povere jiva, ignoranti, indegne e immature, non ci preoccupiamo o non temiamo mai mentre commettiamo peccati e misfatti, anzi continuiamo ad accrescerli scioccamente e febbrilmente giorno per giorno. I Santi fanno del loro meglio per ammonirci al riguardo e ci esortano con enfasi di stare attenti, di fermarci e riformarci, però ogni loro consiglio e istruzione non trova ascolto. Agendo in base ai dettami della mente, continuiamo a commettere misfatti da un lato e dall’altro a pregare il Guru giorno e notte per avere il suo perdono. I Santi hanno un cuore soffice come la cera che si scioglie facilmente quando vedono la nostra condizione pietosa, mentre soffriamo la malattia, la povertà e che altro. Nell’impietosirsi per noi si assumono il nostro debito karmico ben oltre il limite, il loro corpo soffre e molto di più di quello che soffre normalmente. Il risultato è che il loro corpo si indebolisce, la loro struttura si sbriciola e la loro incapacità di eseguire quelle funzioni, che noi pretendiamo senza necessità da parte loro, diventa pronunciata. In aggiunta a questo, quando i dissensi tra di noi aumentano, soprattutto tra coloro che sono considerati i sevadar principali, senza riguardo di dove sono e di quale settore occupano, e quando il malanimo, l’odio, l’inimicizia continuano a crescere con l’andar del tempo, e quando le loro parole, istruzioni non vengono stimate bensì dileggiate scandalosamente, allora Essi si demoralizzano e decidono di volare fuori dalla prigione del corpo. Questo è accaduto all’epoca di Baba Sawan Singh, è quel che abbiamo visto accadere a quei grandi giganti spirituali, di andarsene prima del tempo. Il minimo che possiamo fare ora è di renderci conto di quale grande danno abbiamo compiuto al nostro grande Guru- che era il nostro unico salvatore e il nostro unico benefattore - per capire l’immensa perdita subita, di ammettere il nostro errore grossolano, la nostra sconsideratezza, di pentirci con serietà nel profondo del cuore e di correggerci al massimo per avere diritto al Suo perdono. Facciamo ora quel che non siamo riusciti a fare prima. Gli ho pure chiesto che in genere abbiamo notato questo fatto: nonostante la grande enfasi di Baba Ji sulla meditazione e sulla tenuta costante di sessioni di meditazione, soltanto alcuni diletti sono progrediti interiormente, la maggior parte di noi è ancora dove eravamo molti anni fa anche se abbiamo vissuto e servito per anni a suo stretto contatto, e perché è così? Lui ha tirato un profondo sospiro, come a volte soleva fare Baba Ji, e ha risposto: “La grande ironia è che mentre i satsanghi ordinari sono in genere semplici, dolci, diretti, e si sforzano sinceramente di seguire le istruzioni del Guru, coloro che sono apparentemente importanti, a stretto contatto esternamente con i Santi e li servono da vicino, pensano che stiano facendo un grande seva e che se non fosse per loro, come potrebbe continuare il lavoro? Oppure pretendono di fronte agli altri di gioire molto amore, attenzione, riconoscimento e vicinanza, mentre, inorgogliti, si curano ben poco degli ordini del Guru pur mostrandogli esteriormente rispetto, lo danno per scontato. Tali persone non progrediscono e non possono progredire su questo sentiero e fanno molto male ai Santi, sia fisicamente sia mentalmente. I Santi hanno un cuore da leone e tollerano queste persone con pazienza, però ciò colpisce malamente la loro salute e struttura. Pensate che tali persone possano andare interiormente o progredire? No, sicuramente no, finché non cambiano completamente attitudine, cambiano atteggiamento mentale e ribaltano il processo per serbare il massimo amore e devozione per il Guru.

    15. Un altro punto che ho nominato in modo esplicito era che avevo visto e sperimentato dopo la dipartita di Hazur Sawan il fatto che pochi suoi iniziati vennero da Hazur Kirpal e ancora meno furono coloro vennero da Baba Ji dopo la dipartita di Hazur Kirpal. Sono preoccupato enormemente a questo riguardo e vorrei essere risparmiato di vedere ancora per la terza volta un simile processo agonizzante. Ha risposto che apprezzava la mia preoccupazione, il mio sentimento interiore e desiderava sinceramente che non accada di nuovo. Però dovremmo renderci conto e capire in profondità quel che ha fatto il nostro misericordioso Guru Baba Ajaib per prevenire ed evitare questo corso. Sapendo bene che la proprietà e i possedimenti sono le cause principali di conflitto nel Sangat dopo la dipartita dei Santi, lui trasferì ogni cosa legalmente ai suoi amati figli Bibi Balwant Kaur e Sardar Gurmel Singh; lo ha fatto sapere pubblicamente e apertamente al Satsang molte volte. Anche per quanto riguarda la spiritualità, chiarì in modo assoluto parlando e facendo registrare le sue parole e il messaggio sul nastro undici anni prima di lasciare il mondo (il 5 settembre 1986) in cui ci consigliava senza ambiguità che se incontriamo qualcuno che ha meditato in modo simile a quello che il suo Guru gli aveva fatto fare, allora potevamo felicemente trarre giovamento e in quel caso anche lui sarebbe stato disposto ad aiutarci. Che altro poteva fare per aiutarci, per guidarci, e che altro poteva dire per impedirci di essere forviati o di diventare confusi? Dov’è il dubbio e qual è la confusione? Non ci avesse detto chiaramente chi cercare e che cosa vedere prima di andare da qualcuno e trarre giovamento da lui! Ma la nostra mente scaltra, infida, beffarda crea confusione inutile, non ci permette di vedere la realtà. Ogni amato deve decidere per conto suo con tutta onestà, sincerità e apertura senza prestare orecchio agli altri perché il principio della Sant Mat è che finché uno non vede con i propri occhi e non ascolta con le proprie orecchie, non deve accettare niente. Anziché essere timorosi e indecisi, custodiamo le parole del nostro Guru davanti agli occhi e facciamo quel che ci ha detto molto chiaramente - al di là di ogni dubbio – di fare: saremo salvati da numerosi problemi e avversità.

    16. Mentre conversavamo in un tono più leggero, mi ha detto con molto amore: “Noi povere jiva siamo intrappolate nella rete della mente e della materia, e anche se siamo mentalmente consapevoli degli insegnamenti dei Santi, non abbiamo veramente idea del lavoro dei piani interiori e di conseguenza non riusciamo a percepire la grandezza di un amato in cui Dio e il Guru si manifestano, specialmente se non possiede una cultura formale, se non è ben versato nelle questioni mondane oppure se il suo modo di vivere è sotto il livello normale. Similmente dato che noi non meditiamo né siamo mai entrati interiormente, possiamo parlare del Naam e della meditazione in modo superficiale, ma non sappiamo quale tesoro inestimabile rappresentano e il loro enorme valore. Pertanto accade molte volte che pure coloro che hanno trascorso una parte considerevole della propria vita nel seva, in una forma o nell’altra nel piano divino dei Santi, rimangono sconcertati e bendati quando Kal, il potere negativo, crea grandi tempeste e bufere tra i figli spirituali dopo la dipartita del perfetto Maestro. In situazioni così ostiche rari sono coloro che si ergono forti e stabili, impassibili a quel che accade attorno a loro. Le persone mondane colte e cosiddette sagge, navigate a livello mondano, le quali sono prive di visione e sensibilità interiore nel campo spirituale, usano la loro immaginazione, conoscenza libresca e foggiano tali concetti e congetture fantasiose che possono andare a genio agli amati in generale, ma sono assolutamente contrari alle parole e ai detti del Santo che è dipartito, e fanno insorgere domande che creano controversie, conflitti e confusione inutili. Invece di desumere un unico significato dalle parole del Santo, diffondono numerosi significati e versioni diversi, rivelando in tal modo la loro ignoranza e stoltezza. Che può fare un Santo se le persone che erano stato vicinissime a Lui mentre era nel corpo, cadono facilmente in preda alle pagliacciate della mente e si comportano in un modo maleducato, arrogante ed egoista, contro l’etica del sentiero, ossia umiltà, sottomissione, sacrifico, abbandono e dicono cose che sono la rovina stessa della Sant Mat? Ma i Santi sono fatti di una tale fibra e struttura che l’orgoglio, l’ego non possono mai avvicinarsi a loro. Si accertano sempre che solamente quegli amati che hanno visto meditare, conoscano la grandezza del tesoro del Naam, che hanno guadagnato e acquisito, e la posizione elevata che sono arrivati ad occupare nella corte di Dio e del Guru, che hanno compiaciuto con l’obbedienza implicita, la fede incrollabile e la meditazione intensa, immacolata. Tengono sempre la ricchezza del Naam e il grande lavoro affidatogli dal Guru nascosti, occulti e non vogliono rispondere alle domande poste loro a questo riguardo, tuttavia hanno la necessità di dare qua e là indizi e accenni del compito ricevuto. Maharaj Kirpal non fronteggiò difficoltà a questo riguardo e risparmiarono forse al nostro Guru Baba Ajaib domande aspre e orrende? Quale propaganda falsa e fittizia fu fatta contro di Lui e che cosa fece in cambio se non dare discorsi per spiegare la differenza tra un Gurumukh e un manmukh, tra il vero e il falso, tra un santo e un non santo? Ecco come i Santi hanno sempre reagito di fronte alla diffamazione, alla calunnia,  alle accuse infondate, parlate e divulgate contro di loro perché hanno solo amore, rispetto e buoni desideri per tutti nel mondo e particolarmente per coloro che sono i loro calunniatori più aspri, gli oppositori più feroci. È accaduto nel passato, sta accadendo anche oggi e accadrà pure in futuro. Mentre si conformano agli ordini del loro Guru con ogni singolo respiro e annunciano il messaggio di amore e verità a coloro che lo bramano, fanno tutti i tentativi per vedere soltanto quelli che sono bisognosi e desiderosi di venire da loro, mentre gli altri sono eliminati dalle forze di Kal operanti alla Loro porta. Il mio grande Guru Baba Ajaib diceva che non voleva creare un esercito di discepoli e anche Lui (Sadhu Ram) mi ha detto con vigore di assicurarmi che il Satsang non diventi un “Mela” – una “fiera”. Dovrebbe essere un luogo sacro dove le anime ricercatrici e sincere possono trovare rifugio dalla mente e dalla materia, vengono a meditare e si correggono, intraprendono il loro viaggio con devozione sul sentiero interiore. A conclusione di questo discorso molto speciale e specifico, ha dichiarato che questo è un sentiero di amore e sacrificio, e dovremmo adottare queste virtù ad ogni passo della nostra vita affinché riusciamo a ottenere perdono da Hazur Baba Ji e a conquistare il suo piacere e grazia. Ha aggiunto con forza: “Non pensate che Lui se ne sia andato, no, Lui sta facendo ogni cosa e riusciremo a vedere questa realtà con i nostri occhi se renderemo la nostra vita onesta, pura, semplice e tutta d’un pezzo, se dedicheremo più tempo al Simran e lo accresceremo giornalmente. Questo è l’ordine del mio Guru e questo è quello che tutti noi dobbiamo capire e perseguire agendo da adesso in poi, se non l’abbiamo fatto prima”.

    17. Nell’ultima sessione della seconda visita ha spiegato due punti importanti con enorme chiarezza. Primo, che era sbagliato pensare che l’amato al quale il Guru assegna il suo lavoro, mediti dopo che il lavoro gli è stato affidato e che il Guru ha lasciato il corpo. Bene, miei cari, tutta la vita di un tale diletto è una saga di meditazione, sacrificio e abbandono; è totalmente assorbito nella meditazione, non esiste questione di tempo, un momento in cui lui non mediti. Ma per favore sappiate per certo, com’è vero Iddio, che il Guru percorre per intero il corso della meditazione, ossia dall’inizio del viaggio spirituale interiore fino alla sommità allorché giunge a Sach Khand dove annulla la propria identità e si immerge nel Guru, si unisce con lui in questa stessa vita, a volte proprio davanti ai suoi stessi occhi. Gli viene affidato il lavoro solo dopo che ha completato del tutto il cammino. Che non ci siano dubbi al riguardo! Sì, anche dopo aver ultimato quel lavoro, il devoto del Guru considera la meditazione come la vita della sua anima e dedica  tempo e massima importanza ad essa.

    18. Un altro punto che è stato chiarito in modo assai significativo è che i Santi sono estremamente abili nel parlare e nell’insegnarci sotto forma di storie, piuttosto che dire le cose direttamente, il che può impressionare o ferire la nostra psiche. Trasformano in storie anche avvenimenti minori, giacché ne sono abituati, e questo li rende in grado di nascondere sé stessi e le loro abilità in modo così accorto che talvolta la gente non riesce a capire, ad arrivare alla verità e fa commenti severi e caustici. Ad ogni modo questo rende felici i Santi, in quanto serve come un processo di eliminazione e di selezione. Verranno da loro soltanto quegli amati che sono innamorati della verità e sono desiderosi di ottenerla, nonostante le circostanze sfavorevoli e le difficoltà che si presentano sul cammino.

    19. Sostengo con tutta sincerità, onestà e umiltà che in virtù dell’eccezionale misericordia e grazia dell’amato di Sant Ji, alfine ho incontrato un amato che ha meditato, in modo simile a quello che il Guru di Baba Ji gli aveva fatto fare, e dal quale sto traendo beneficio, secondo la promessa di aiuto di Baba Ji. Nell’affermare questo, chiarisco altresì con la massima trasparenza che nessuno deve essere guidato dalla mia esperienza, dalle mie osservazioni, bensì deve andare dall’amato con cui ho avuto la fortuna di entrare in contatto con una mente aperta e con un cuore spalancato portando l’indimenticabile amore di Baba Ji e sentendo personalmente che cosa rivela la propria voce e visione interiore, che cosa ha da dire o da mostrare a tutti i figli spirituali l’amato Sant Ji, che sente terribilmente la loro mancanza e vuole salvarli, farli ringiovanire.

    20. Vincoli di spazio non mi permettono di proseguire e di menzionare tutti i punti che ho toccato e discusso con Lui. In ogni caso, ecco alcuni suggerimenti che ho ricevuto da lui e che sono importanti ed utili per tutti noi:

a) Il dovere di ognuno di noi nel Sangat del nostro grande Guru Baba Ajaib è di amarci, rispettarci e accettarci, di aiutare gli altri nei momenti di bisogno senza serbare nessun malanimo o sentimento negativo, perché Lui sta guardando tutti noi ed è desideroso di elargire la sua grazia se solo fossimo forti, uniti, disciplinati e d’aiuto. Nulla lo ferisce di più che le dispute e i dissensi tra di noi.

b) Badate, il nostro Satguru Baba Ajaib era tenero all’esterno ma era duro nell’intimo. La nostra attitudine, comportamento e condotta erano a volte indecorosi e malsani, per lui erano motivo di offesa e di molestia. Ora consacriamo tutti gli sforzi ed energie per compiacerlo. Non è così difficile. Obbedienza totale e completa è il rimedio. Non rimaniamo più indietro perché non ci costa un centesimo essere gentili, umili e amorevoli e questa sarà una risorsa per noi, qua e nell’aldilà, e più di ogni altra cosa ci aiuterà a compiacere il Guru.

c) Fare il Simran e arrivare al centro dell’occhio è nostro dovere e dobbiamo farlo per forza noi – nessun altro lo farà per noi – quanto prima, tanto meglio. Lo completeremo solo facendolo e non parlando o conducendo Satsang o con altri sistemi.

d) Accrescete il tempo della meditazione di un minuto al giorno. Dopo un mese avrete aumentato di trenta minuti e dopo un anno di oltre sei ore.

e) Dobbiamo imparare a:
1 – cercare il perdono e 2 – concedere il perdono, dato che ambedue le cose sono non solo importanti, ma indispensabili per conseguire qualcosa su questo sentiero.
3 – dobbiamo imparare a tollerarci a vicenda in famiglia, nel satsang e nella società perché prima di tutto soffriamo per lo più a causa dei karma passati – dare e avere – e secondariamente il nostro progresso interiore viene accelerato istillando tolleranza e pazienza.

f) Dobbiamo imparare a rispettare e ad amare gli esseri umani prima di proclamare di amare Dio o il Guru.

    21. Essendo agli sgoccioli della vita terrena e movendomi lentamente verso la realtà finale, non so se avrò un’altra opportunità di condividere quel che ho visto e testimoniato con i miei cari fratelli della Via, ma se la provvidenza desidera, consacrerò di più il cuore al fine di esprimere la mia gratitudine per il favore mostratomi che non meritavo, e inoltre per riferire di più riguardo al grande meditatore con cui, per fortuna, sono entrato in contatto.

    22. Riassumendo questo racconto, tutto quello che vorrei dire e presentare è che invece di dipendere da quel che dicono gli altri e dalle versioni altrui, ognuno di noi dovrebbe vedere personalmente qual è la verità, per quanto sembri diversa, in realtà è “simile e la stessa”, nell’essenza e nello spirito, perché la “Parola” rimane immutata. E ultimo ma non meno importante, come può essere piccolo, insignificante e umile un meditatore, come può essere appassionato e saturo di anelito! Se non ci siamo riusciti prima, almeno ora dovremmo vivere in accordo ai comandamenti dell’amato Sant Ji, che era ed è una personificazione di amore, umiltà, sacrificio, abbandono e meditazione per riuscire ad avere il diritto di essere chiamati “suoi”.

    23. Prima di concludere questo scritto, vorrei chiarire con tutta l’enfasi a mia disposizione che le parole, le espressioni, le similitudini, gli esempi e il metodo utilizzato per affermare i fatti osservati, sono esclusivamente personali, però essendo ignorante, senza esperienza e immaturo, temo che possano diventare non deliberatamente e non intenzionalmente motivo di disagio, imbarazzo o disapprovazione per alcuni amati. Dato che la colpa ricadrà esattamente su di me, imploro perdono a mani giunte per tutta questa indiscrezione all’amato colpito e anche all’amato Sant Ji, il quale ci ha dato un amore immenso e una grazia illimitata. Possa Lui tenere me e tutti noi sul sentiero che ci ha mostrato in modo così lampante e convincente per tutta la sua vita.


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