Satsang serale del 6 maggio 2002
Sri Sadhu Ram Ji

Delhi


Cari figli spirituali (Sadh Sangat) del Satguru,

milioni di ringraziamenti ai piedi di loto di Baba Ji (Sant Ji) che ci ha elargito la grazia, ci ha fatto meditare sul Naam, ci ha unito a sé e ci ha concesso la pace ispirandoci a meditare. Ci ha altresì stimolato ed esortato a meditare con amore perché la pace verrà attraverso la meditazione. Se la nostra mente continuerà a vagare, non avrà pace.
In uno dei bhajan Baba Ji ha detto che la pace viene solo quando adoriamo il Naam, quando adoriamo il Naam nella mente e con la mente. Se siamo assetati, la sete sarà spenta solo se il Naam è adorato nella mente giacché la sete è nella mente. Coloro che ci sono riusciti, sono diventati conosciuti nel mondo; gli altri che non ci sono riusciti, hanno continuato a pentirsi e a pensare di non avere il Naam.
Quindi con la ripetizione del Simran dobbiamo creare l’anelito nella mente, ecco quel che Baba Ji ha dichiarato nel bhajan esortandoci a creare amore e brama per il Guru, perché il Guru ha sempre pietà e compassione di noi e ci aiuta. In realtà ha fatto così sin dall’inizio concedendoci l’Iniziazione, che è la cosa più preziosa e non c’è nulla nel mondo che sia paragonabile ad essa neanche lontanamente.
Avvinta dalle passioni e dai vizi del mondo, la mente non ama il Naam e non sviluppa affinità nei suoi confronti; anziché consacrare il proprio amore al Naam, lo consacra alle cose esteriori della vita.
Vi viene presentato un inno di Swami Ji Maharaj.

Meditate e assorbitevi nell’intimo.
I ladri di meditazione sono sempre infastiditi dal
sonno e dalla pigrizia,
rimangono sempre nell’illusione.


Fratelli, vedete, i ladri di meditazione sono tribolati dal sonno e dalla pigrizia. Una ragazza disse a Maharaj Kirpal che soffriva molto a causa dell’ira. Lui le domandò: “Figlia, fai il Bhajan e Simran?”. Rispose: “Maestro, da smemorata una volta ogni tanto”. Miei cari, siamo stati esortati a fare Bhajan e Simran. Ameremo il Guru solo se ameremo il Bhajan.
Per esempio se siamo malati, dobbiamo andare dal medico per conto nostro. Similmente dobbiamo sviluppare amore per il Guru per conto nostro. La mente soffre per la malattia della lussuria, dell’attaccamento e della maya; ha il Naam come loro rimedio. Sa che se non prenderà la medicina, allora morirà; eppure non lo sta facendo. Ispirato dal Satguru, chiunque sia diventato consapevole di questo bisogno e lo abbia messo in pratica, ha avuto buon esito.
Il Satguru mostra clemenza e benevolenza a ognuno di noi. L’insegnante istruisce ogni scolaro allo studio dato che ne trarrà beneficio. Sta insegnando solo per il bene degli scolari e per stimolarli a studiare, affinché attraverso il duro lavoro abbiano buon esito dopo aver completato gli studi.
Siamo continuamente attaccati dalle passioni; a volte ci attacca la lussuria, a volte siamo sotto l’assalto dell’ira; altre volte ci attacca l’ego e diventiamo scaltri, intelligenti sotto il suo influsso. Nessuno è mai riuscito a realizzare Dio con queste passioni intatte nell’intimo, al contrario uno può incontrare Dio solo liberandosi di questi flagelli, diventando umile, mite, sottomettendosi e pregando costantemente il Guru.
Il Guru stesso prega e si sottomette in primo luogo (davanti a Dio) e solo allora ci esorta - se ci va a genio – ad imparare a pregare e a sottometterci in questo modo per trarre giovamento e per avere buon esito. Lui è sempre pronto ad accettare la nostra preghiera, la nostra sottomissione, però la mente non è né preparata alla preghiera né a fare suppliche; e se mai lo fa, è per l’attaccamento alle cose esteriori della vita, prega solo per ottenerle (e non per la pace o per la meditazione sul Naam).
Dobbiamo fare il Simran con la mente, nella mente ventiquattr’ore al giorno, ma lo facciamo a malapena per alcuni minuti. Il fatto è che la mente non vuole indirizzarsi al Naam perché non ha nessuna inclinazione al Naam.
Baba Ji ha scritto che la mente è come un cavallo cocciuto attaccato a un carro, non vuole lasciarlo. Per abitudine mette le mani nel fuoco (delle passioni e dei vizi) e non le allontana; anche se piange e urla, in verità non ha nessuna intenzione di tirarle fuori. Allora a che serve piangere?
Occorre evitare il fuoco, ossia dovremmo stare lontani dal fuoco della lussuria, ira, avidità, attaccamento ed ego. Per salvarsi da tutti quei fuochi, la mente ha ricevuto il Simran. Dovrebbe pensare e contemplare il Guru fissando l’attenzione tra e dietro gli occhi. Se ripete il Simran concentrandosi in quel punto, allora quel Simran reciderà il simran del mondo; e similmente il dhyan del Satguru al centro dell’occhio neutralizzerà il dhyan del mondo. Solo a quel punto ci si renderà conto che bisogna praticare il dhyan del proprio guru, inoltre il Simran e il dhyan del mondo saranno automaticamente recisi e neutralizzati: allora sarà stabilito il dhyan del Satguru e anche la mente sarà fissata nel Simran.

Soffrendo i calci della lussuria e dell’ira,
è annegato nel fiume dell’avidità.
Senza l’amore totale per il Guru,
non afferra la corda del Naam.


Questa mente è molto appassionata di musica. Come il daino si innamora di un tipo particolare di musica e ne rimane incantato, divertito quando i cacciatori la suonano. Il daino va a mettere la propria testa sullo strumento che suona quella musica e viene catturato.
Similmente l’elefante è appassionato della lussuria e ne è controllato. Coloro che vogliono catturarlo, costruiscono un’elefantessa di carta e la adagiano su un sottile strato di terra sopra una fossa enorme. Nel vedere l’elefantessa e sotto l’influsso della lussuria, il maschio corre verso di lei e cade nella fossa. Rimane lì per diversi giorni, si indebolisce per la mancanza di cibo e in tal modo viene catturato e controllato dai cacciatori; in seguito deve danzare alla melodia dei cacciatori. L’esca della lussuria è diffusa in ugual modo nel mondo.
Questo è quello che spiegò e dichiarò anche Baba Ji con grande vigore. Una volta mi disse che c’erano due uccelli. Uno di questi diceva che Kal – il potere negativo – verrà e farà di ognuno una vittima perché Kal ha teso la sua esca. Uno dei due rimase e l’altro volò via. Similmente anche noi temiamo che Kal verrà, ma qualunque cosa mangiamo o consumiamo appartiene a Kal ed è la sua esca. Non possiamo sfuggire in volo per via di quest’esca.
La grande benedizione e il dono del Naam che abbiamo ottenuto sono talmente meravigliosi che se con la sua tecnica ed aiuto entriamo nell’intimo, possiamo diventare eterni assaporando il Nettare divino, il Nettare del Naam.
Quando il Nettare del Naam viene sulla nostra lingua attraverso il Simran, allora il desiderio e la brama per le passioni saranno decimati e noi diventeremo eterni. Finché il desiderio delle passioni non ci abbandonerà, non potremo mai diventare eterni. Senza dubbio la mente sa tutto questo, però finché non usa la tecnica e non la mette in pratica, non diventa eterna.

Il fuoco del desiderio brucia giorno e notte,
e non teme l’inferno.
Accrescendo il malanimo e l’inimicizia verso i Santi,
uno dice e accetta proprio l’opposto.

I Santi vengono e ci comunicano il messaggio: “Miei cari, il Naam è il vostro unico compagno, il vostro unico benefattore e il vostro unico sostegno nel mondo; solo il Naam può darvi aiuto e pace. Solo sviluppando amore per il Naam possiamo attraversare l’oceano della vita. Se non amiamo il Naam, allora non siamo consapevoli né di questa riva dell’oceano della vita né di quell’altra. Questo oceano della vita è a due lati. Kabir Sahib dice che alcune jiva periscono in esso, e ci sono altre che muoiono nel vedere quel che sta accadendo in esso.
Qualunque cosa vediamo, ci sembra giusta. Ma la nostra mente è una fotografa, che per vera e propria abitudine continua a prendere delle istantanee (del mondo). I perfetti Maestri ci dicono che se volete prendere un’istantanea, fatelo con il vostro Guru, con la sua Swaroop (Forma) affinché ogniqualvolta facciamo Simran, teniamo sempre davanti agli occhi quella foto della swaroop. Una volta che la foto di quella swaroop, la foto del Guru è scattata dalla nostra mente e si fissa nell’intimo, allora con un’unica istantanea si compie il lavoro. Dunque se ricordiamo il Satguru nel Simran, otteniamo ogni pace e felicità.
Chiunque abbia fatto il Simran del Guru, ha conseguito tutto quello che desiderava. Il Naam è il nostro unico compagno, sostegno nel mondo e pure nell’aldilà. Ma noi non manifestiamo il Naam, anzi ne rimaniamo distanti. Finché non manifesteremo il Naam, la sofferenza non scomparirà. Finché non rendiamo il Naam nostro o non diventiamo suoi (del Guru), non possiamo incontrarlo nell’intimo o in noi stessi: o diventiamo suoi oppure lo rendiamo nostro.
Se diventiamo suoi tralasciando il mondo e le sue relazioni, allora la nostra protezione è garantita. Fondamentalmente ed essenzialmente dovremo lasciare il nostro luogo e posizione mondana per raggiungerlo, dovremo riporre piena fiducia nel Guru per avere buon esito. Come Baba Ji meditò per tutta la vita e Maharaj Kirpal Singh rimase sveglio tutta la notte per consacrarsi alla meditazione, anche noi dobbiamo fare altrettanto per assicurarci qualcosa su questo Sentiero. Durante tutto il tempo dedicato alla meditazione dobbiamo assorbire pienamente la mente nello Shabd.
Rendetevi conto voi stessi – la nostra mente sta dormendo nei confronti di Dio o del Guru, ma è del tutto desta verso il mondo. Dobbiamo risvegliare la mente nei confronti dello Shabd, del Simran e del Guru. Cari fratelli, sia che la nostra meditazione abbia buon esito o no, dobbiamo farla e farla con regolarità. Dobbiamo altresì esaminare noi stessi con continuità per verificare se la meditazione ha avuto buon esito, e in tal caso fino a che punto; in caso contrario perché no?
Dobbiamo valutare con realismo quel che abbiamo fatto dopo aver ottenuto l’Iniziazione. Dovremmo piangere e implorare il Satguru, come Guru Arjan Sahib combatté con la propria mente e la indusse a supplicare e a piangere per il Guru, rimase insonne di notte e di fatto non dormì mai. Dovremmo recitare le sue composizioni e renderle parte della nostra vita.
Dovremmo suggerire alla nostra mente: a che servirà questa nascita umana se rimarremo addormentati e sprecheremo questa rara opportunità? Come possiamo sperare scioccamente che mediteremo nella prossima nascita? Come facciamo a sapere qual è la Mauj (volontà) del Satguru, se otterremo ancora la nascita umana? Kabir Sahib ha detto che quando la foglia cade dal ramo di un albero o se ne distacca, come si può sperare che si riattaccherà di nuovo?
Chi ci ha dato l’Iniziazione è dentro ognuno di noi. Chi ci ha reso saggi è pure nell’intimo e chi deve farci capire di utilizzare appieno l’Iniziazione è pure dentro di noi. Pertanto dobbiamo suggerire alla mente di capire, di stimare e di adoperare in modo appropriato tutto il tempo accordatoci, di fare il Bhajan e Simran con regolarità e senza fallo; anche se il Bhajan non ha buon esito, dobbiamo farlo perché darà risultati solo con la grazia del Guru. Colui che può far sì che abbia buon esito è dentro di noi e (Lui) vedrà quanta devozione e anelito abbiamo, quanto è sincera e veritiera la nostra devozione, prima che sia coronata dal successo.
Anche se il Guru è vicino a noi, la nostra determinazione e fermezza sono oltremodo necessari, perché chiunque abbia avuto buon esito, ci è riuscito attraverso la determinazione e la forza di volontà. Dio si compiace di venire a risiedere nella nostra mente, ma possiamo avere buon esito solo dopo aver vegliato notti e notti nella sua devozione e rimembranza.
Dovremmo trascorrere cinque-sei ore al giorno in meditazione. Il Bhajan sarà coronato dal successo solo con la grazia del nostro clemente e compassionevole Guru, però dobbiamo dedicare tempo sufficiente ogni giorno. Su ventiquattro ore ognuno di noi, che sia contadino, uomo d’affari o membro dell’esercito può agevolmente accantonare cinque o sei ore ogni giorno. Dovremmo fare il nostro lavoro mondano con sincerità e poi trovare tempo per meditare, tempo che ci rimane.
Quanto tempo è passato da quando la nostra mente è stata iniziata? Dobbiamo esaminare se il saldo attivo della meditazione nel nostro conto è cresciuto da allora o meno; in tal caso, di quanto? In realtà noterete che il credito è solo diminuito perché la nostra mente immemore ha dimenticato il Simran e il nostro dovere nei suoi riguardi. La mente è molto intelligente e scaltra, pensa che otterrà il credito della meditazione fatta da qualcun altro, senza farlo lei di persona. No, miei cari, come può accadere? Mai.
Fratelli, vedete, la mente si è elevata in un luogo molto alto. Se vuole ottenere qualcosa dai Santi, deve diventare docile e piccola; deve diventare umile e amorevole, come l’acqua fluisce sempre in basso, mai in alto. Dobbiamo far risiedere il Guru o Dio nella nostra mente, dobbiamo abbandonare le passioni e i vizi.
Sapete che un uomo d’affari andò al Gange (un fiume sacro e un luogo di pellegrinaggio) con Baba Ji. Una volta arrivato, il prete gli domandò che cosa stesse per lasciare come segno della sua visita. L’uomo d’affari continuò a indugiare, non sapeva se lasciare frutta, verdura o altro. Ora capite voi stessi attentamente, qual è la colpa della frutta o della verdura? La colpa è della nostra mente, che non è pronta a lasciare la lussuria o le altre passioni.
La mente pensa che se giungerà al centro dell’occhio, sarà imprigionata, pur essendo questo a nostro immenso vantaggio. Anche Guru Nanak Dev Ji ha detto: “Se il cane è eccentrico, è il padrone a essere diffamato”. Dopo aver lasciato la propria casa, la mente va in luoghi diversi e allunga le mani per chiedere cibo di fronte agli altri, eccetera. Piange ma ripone la propria speranza negli altri solo per un boccone di cibo.
Ad uno dei servi in una grande casa fu chiesto come trascorreva il suo tempo. Rispose con un verso: “Coi vestiti a brindelli, tornato a casa, mangio cibo, impinguo lo stomaco”. Questa è esattamente la nostra condizione. Quanti peccati abbiamo commesso a causa del nostro stomaco, e solo per questo dobbiamo esporci all’inferno. Solo a causa di un’unica nascita umana bisogna affrontare il ciclo delle otto milioni quattrocentomila, ancora e ancora.
Se volete porre fine al ciclo delle otto milioni quattrocentomila nascite e morti, dovreste compiacere il Satguru e il Naam che risiede dentro di voi nella forma dello Shabd (la Parola). Lui vede chiaramente quanto amate il Satguru e in che misura anelate, desiderate il Naam.
In principio era la Parola e la Parola è anche ora. Anche Kabir Sahib ha dichiarato che se non adoriamo il Naam, allora nessuno ci appartiene nel mondo né nessuno si prenderà cura di noi.
C’era un ricco che voleva essere iniziato. Arrivò alla casa di Kabir Sahib, che era uscito, e trovò la figlia Kamali. Espresse il desiderio di essere iniziato e aggiunse altresì che qualunque Gyani o iniziazione avesse ricevuto, doveva essere ultimata subito, senza troppi indugi; e Kamali promise in tal senso.
A quel tempo Kamali aveva in mano un coltello e incominciò ad affilarlo. Nel vedere questo, quella persona domandò che cosa stesse facendo. Rispose che stava solo facendo il suo lavoro e ad ulteriori domande su quello che intendesse dire, lei dichiarò che dopo l’iniziazione avrebbe messo l’iniziazione da un lato della bilancia e la sua testa dall’altro.
Udito questo, quella persona si adirò tantissimo e sbottò che avevano reso questo affare dell’iniziazione un mezzo di inganno e di frode; si allontanò pronunciando parole cattive e aspre. Sul cammino incontrò Kabir Sahib e ripeté tutto quello che aveva detto prima di andarsene. Kabir Sahib rimase calmo e lo riportò alla ragione; arrivati a casa, domandò che cos’era accaduto. Kamali rispose che voleva finire il lavoro in un battibaleno, stava affilando il coltello: gli avrebbe tagliato la testa, l’avrebbe pesata sulla bilancia dalla parte opposta dell’iniziazione per completare il suo lavoro senza indugi. Perciò miei cari, se uno riuscisse a incontrare un perfetto Maestro offrendo la propria testa, allora dovrebbe considerarla una cosa economica e facile. Badate, cari fratelli, un vero Satguru che prende la nostra testa, non accetterà questa testa di carne e sangue. Vuole la nostra testa composta di corpo, mente e ricchezza, che fu data a Raja Janak.
Raja Janak era molto desideroso di avere il gyan (illuminazione) e voleva andare da un perfetto Mahatma, che potesse dargliela veramente. Questa è una lunga storia ma ve la riferirò brevemente. Fece costruire un podio per chiunque potesse dargli il gyan.
Ashtavakar, un perfetto Maestro, si sedette sul podio e domandò a Raja Janak se desiderasse il gyan. Nel confermare così, gli disse che anche lui doveva dare qualcosa in cambio. Raja Janak promise che avrebbe dato qualunque cosa fosse stata alla sua portata. In quei giorni non venivano fatti documenti scritti. Con il palmo della mano pieno d’acqua fece un voto spruzzando l’acqua verso il sole. Poi prese un altro palmo pieno d’acqua, se lo mise in bocca dicendo che avrebbe dato ad Ashtavakar tutta la ricchezza che desiderava. Raja Janak disse pure che la sua mente nel corpo continuava a far sorgere un pensiero dietro l’altro, e che avrebbe ceduto sia la mente sia il corpo.
Nel mondo noi abbiamo tre cose principali, di queste il corpo e la ricchezza sono visibili, mentre la mente è nascosta e invisibile. Si consiglia nel Gurbani – il libro sacro dei Sikh, il Guru Granth Sahib – che è coronato da successo lo sforzo o il lavoro di quegli amati che svendono la propria mente al Satguru.
Questo corpo deve fare il suo vero lavoro, ma la mente lo tribola molto. Tutti i problemi che sorgono sulla via spirituale e tutta la rigidezza che compare sono dovuti alla mente. Ecco perché spiega: “Miei cari, dovremmo far capire alla nostra mente che l’abbiamo ceduta al Satguru; anche la ricchezza dovrebbe essere trattata come sua, e quando tutto questo diventerà chiaro alla mente, allora non ci tribolerà più”.
Se la mente arriva al punto di accettare che ogni cosa appartiene al Satguru, a quel punto non ha più possibilità di combinare guai. Miei cari, quando arriviamo a capire senza ambiguità e con sincerità che tutto quello che abbiamo appartiene in realtà al Satguru (la ricchezza è del Satguru, anche questo corpo è suo, e chi risiede dentro di noi, parla e ci consiglia appartiene anche al Satguru), allora il nostro lavoro è davvero finito.
In effetti quando la nostra anima si eleva a Daswan Dwar, il terzo piano spirituale, risplende di purezza e divinità. A quel punto si libera di tutti i tre involucri (il fisico, l’astrale e il causale) che la avviluppano; tutte le scorie e le impurità accumulate da tantissime nascite sono eliminate, e diventa impeccabilmente pulita e pura.
Ma qui nel mondo, ben al di sotto di quello stadio, la nostra mente è asservita “al mito e alla maya” (illusione). Anche l’intelletto è asservito alla maya ed è profondamente assorbito nella maya. Perciò, per favore, tentate di capire che come può mai il Satguru accettare chi è già asservito a qualcun altro? Come farà ad accettarlo?
È possibile abbandonare effettivamente la mente al Satguru solo in Daswan Dwar ove il Satguru l’accetterà. Lui ha concepito tutto questo lavoro e il metodo per farlo. Se vogliamo affidare la mente al Satguru, dobbiamo arrivare al terzo piano e poi cederla; il Guru l’accetterà volentieri.
Tutti noi vogliamo fare il Satsang, però che cosa facciamo? Proprio come ci facciamo prestare il latte o altro da qualcuno, allo stesso modo prendiamo in prestito idee, espressioni, storie, similitudini e teniamo il Satsang. Dunque quale sacrifico abbiamo fatto per fare il Satsang? Miei cari, uno deve rinunciare alla propria mente con tutta sincerità, onestà e duro sacrificio prima che il Satguru sia compiaciuto. Non è né facile né semplice. Possono tenere veramente il Satsang soltanto coloro che hanno fatto tale sacrifico.
Dio non è così inesperto, non informato che sarà contento di noi semplicemente in base ai nostri discorsi e parole. Esige il sacrifico della mente ed è solo con il sacrifico che possiamo compiacere un Santo o un perfetto Maestro.
Siamo tutti “morti”, se fossimo vivi, allora perché sarebbe necessario spiegare così tanto (secondo la Sant Mat “vivo” è solo quel diletto che è connesso con Dio o con il Guru nell’intimo)? La mente non vuole diventare viva; non vuole rimanere viva. Uno deve uccidere la mente, uno deve sacrificare la propria testa e solo allora si raggiunge il Satguru.
Non tentate mai di cercarlo “all’esterno”, lo si trova solamente “nell’intimo”. Solo quando entreremo interiormente, la mente morirà, ossia lascerà le passioni e i vizi. Non li abbandona così facilmente, anzi è proprio difficile, ma anche allora dovremmo continuare a sforzarci.
Come un padrone rimprovera sempre il proprio cane per tenerlo sotto controllo, anche noi dobbiamo continuare a rimproverare la mente per tenerla sotto controllo. Anche se la mente diventa indisciplinata come un cane, non c’è problema perché prima o poi diventerà umile e allora il suo padrone le darà qualcosa da mangiare.
Guardatevi un po’ in giro e osservate se c’è qualcuno che sia disposto a servirci (a diventare un servo) senza alcuna paga o remunerazione. Solo il Guru fa tutto il nostro lavoro senza farci pagare nulla, al contrario ci comunica il suo messaggio. Il Guru è connesso con lo Shabd, la Parola e abbiamo bisogno di lui ad ogni passo della vita. Se affrontiamo qualunque difficoltà nella vita, allora Lui si prende cura di noi in questo mondo come pure nell’aldilà. Molto spesso nella nostra vita abbiamo bisogno di un simile servo.
Guru Nanak Dev Ji dice che il Satguru ci segue ovunque andiamo e laddove ci chiederanno di rendere conto di quello che abbiamo fatto, sarà in piedi accanto a noi. Se incontriamo un simile amico, dovremmo seguire qualunque cosa dica e fare qualunque cosa ci chieda. Verrà di sicuro ogniqualvolta lo ricordiamo. Dio Onnipotente continua sempre a mandare uno dei suoi amati nel mondo per aiutarci.
Uno non dovrebbe mai pensare che il Sole non sorga più. Miei cari, il SOLE sorge, ma come riusciranno a rendersene conto i gufi, eccetera che non vedono né hanno occhi per vedere? Per favore, siate certi che il sole sorge sempre, in un luogo o l’altro nel mondo.
I Santi ci spiegano che attraverso la persuasione dovremmo assorbire la mente nello Shabd, nel Simran e nell’adorazione del Signore affinché si ravveda e ricordi che quando starà bene, allora intonerà i canti del Guru; ma lo farà solo quando starà bene e non prima. Se avesse cantato i canti del Guru, allora esaminate un po’: quanti anni sono passati e perché non ha cantato le lodi del Guru? Inoltre la mente canta le lodi del Guru per un po’, ma poi smette. Le piace molto dormire, gradisce anche le passioni e prova anche un grande appetito.
Per favore rendetevi conto che l’appetito le sta più a cuore di Dio stesso. Se c’è anche una minima mancanza nella vita, allora esprime la propria infelicità e si lamenta che ha sofferto questa e quella perdita; e forse Dio l’ha dimenticata. Anche se Dio le concede ogni cosa – le ha dato questo corpo, ogni cosa necessaria per vivere, per mangiare e per soddisfare altri bisogni. Ci ha dato altresì i figli, eppure Dio non lo dichiara mai, non lo menziona mai. Dice che tutto questo è per il vostro beneficio, Dio non ha mai preso nulla, nemmeno un po’ da noi. Se ricordiamo Dio Onnipotente, lui ci unisce con lo Shabd e ci liberiamo dalla sofferenza.
Ci esorta solo a unirci con lo Shabd. Lo Shabd proviene dall’alto (Sach Khand) e ci comunica il vero messaggio. È il Guru a unirci con Lui e ci procurerà grandi benefici. La nostra mente dovrebbe essere persuasa, dovrebbe accettare il messaggio dello Shabd e lavorare conseguentemente. Baba Ji ci ispira a meditare in questo modo.
Coloro che sono in contatto con me, meditano e anche loro hanno esperienze, perché il Satguru elargisce sempre la grazia a coloro che meditano bene. Quando Lui ci ha dato l’iniziazione, allora che altro rimane (che altro serve)?
Non v’è nulla di superiore al Naam; se lo soppesiamo, nient’altro si può avvicinare. Anche allora la nostra mente vuole ricevere la grazia, ma come ce la darà Lui? Che cos’è quella grazia – non è altro che il Naam? Ditemi che cosa manca davvero e che cosa non abbiamo ricevuto. No. Non manca nulla in alcun modo, il problema è della nostra mente perché non si attacca a questo lato – la spiritualità.
La mente dice che “lui ottiene questo, perché lo ottiene lui, e non io?”, dà origine a gelosie e rancori. Otterremo solo ciò che è scritto nel nostro destino. Anche allora il Guru ha pietà di noi e ci dà qualcosa in più del nostro destino. È compassionevole ed è misericordioso nei nostri confronti pensando che in quel modo la mente di questo diletto andrà oltre con facilità.
Possiamo essere grati solo entrando interiormente, tutta la gratitudine che mostriamo all’esterno è superficiale, non altrettanto benefica come quando la esprimiamo dopo essere entrati interiormente. Miei cari, ogni cosa proviene dall’intimo, non la possiamo vedere. Non esiste un metodo con cui possiamo mettere il Maestro alla prova all’esterno. A quale prova dovremmo sottoporlo dato che Lui è la Forma della Parola?
Dobbiamo meditare radunandoci con altri diletti. Baba Ji stesso meditò con noi e inoltre ci fece meditare. Ora Baba Ji stesso porterà avanti ora qualunque messaggio ci abbia dato. Lui stesso vi ha radunati qua e ha detto: “Miei cari, meditate sul Naam. Da questo mondo potete andare a Sach Khand dove non esistono sofferenze, dispute, nascite o morti”.
Disse anche che voi soffrite enormemente nel mondo. Avete l’opportunità di uscire da questa condizione pietosa, nessuno sa quando si ripresenterà di nuovo. Ogni Santo ha chiarito questo punto, ossia che quando andrete nei piani superiori, non avrete nulla delle cose che ottenete qua. Lì sarà difficile meditare, perché non avrete alcuna comodità. Baba Ji affermò con grande amore che come siamo seduti qua, siederemo anche in Sach Khand esattamente allo stesso modo.
L’anima non nasce né muore, né cambia. Dimenticando la propria essenza e dimenticando sé stessa, è giunta in questo paese, in questo mondo. Dopo esser venuta qua, si è vincolata agli attaccamenti del corpo e del mondo. Non vuole lasciare questo luogo, dice e pensa che qualora dovesse lasciare questo luogo, morirebbe. Ecco perché ci viene spiegato che la nostra anima ha quell’elemento che è eterno e imperituro. La natura le ha dato questo elemento. L’anima non può essere consumata dal fuoco, l’acqua non può annegarla e la pallottola non può ucciderla, ma si è attaccata a questo corpo fisico. Si è incatenata saldamente e fortemente a questo corpo, però questo corpo muore; ed ecco perché pensiamo che anche l’anima muoia. No, in realtà non muore.
Ora che cosa fanno coloro che catturano le scimmie? Mettono un recipiente con una piccola apertura contenente dei ceci o qualcosa di commestibile. Spinta dall’avidità per il cibo, la scimmia infila la mano, afferra i ceci, si riempie il palmo che si gonfia e quindi non riesce più a estrarre la mano dal recipiente, viene catturata e imprigionata. Questa è la tecnica adottata da quelli che vogliono catturare le scimmie, in questo modo le fanno danzare come desiderano.
Il mondo intero è il cibo di Kal, il potere negativo. Se volete liberarvi dagli attaccamenti del corpo e del mondo, potete farlo solo con il Simran (la ripetizione dei nomi caricati dati da un perfetto Maestro). In realtà l’anima non ha un corpo suo proprio, la sua essenza è la Verità, che rimane nel sesto elemento. Questo corpo è composto di cinque elementi, ossia aria, acqua, fuoco, terra ed etere. Dopo aver creato il corpo di cinque elementi, Dio stesso è venuto a prendervi dimora. La mente pensa che se il corpo non riceve cibo, decadrà. Il corpo ci è stato dato effettivamente come una casa in cui vivere. Per l’adorazione abbiamo l’Amrit (l’elisir della vita) datoci da Dio o dallo stesso Guru. Mentre siamo nel corpo, diventiamo eterni con l’aiuto dell’Amrit.
Il nostro scopo non è adempiuto solo ottenendo il corpo. Sarà adempiuto solo assaporando il Naam – l’elisir della vita o il Nettare – meditando sul Naam, adorandolo e conseguendolo attraverso la meditazione. Solo allora diventeremo eterni e imperituri. Se potessimo diventare eterni e imperituri senza il Naam e senza l’adorazione al Naam, allora perché i Santi e i perfetti Maestri avrebbero lavorato così duramente e dedicato tantissimo tempo spiegando dettagliatamente la realtà?
Il Naam scende e risiede in Daswan Dwar solo per dirci che dovremmo raggiungere quel punto per stabilire il contatto con il Naam. Proprio come sulla strada c’è una fermata dell’autobus con un cartello per indicare la varie strade e gli autobus che passano da lì; se vogliamo andare da qualche parte per portare certe cose, utilizziamo quelle informazioni. Similmente siamo venuti qui (al centro dell’occhio) per ottenere tutte le informazioni e per essere trasportati oltre a questo punto. Per favore notate che l’autobus non verrà da noi, anzi dovremo andare noi a prenderlo.
Per avere buon esito dobbiamo sviluppare la brama per il Guru, dobbiamo sviluppare amore, affetto e attrazione per il Guru. Poco importa se ci troviamo vicini o lontani, dobbiamo deciderci e ottenere l’amore del Guru dentro di noi senza mai permettere che quell’amore si allontani da noi. Miei cari, l’amore è Dio, l’amore è il Guru e ancora l’amore è il discepolo. Il nostro amore dovrebbe essere tale da penetrare in profondità nell’intimo, senza mai più allontanarsene. Quell’amore ci porterà alla nostra destinazione e al nostro Guru.
Pertanto cari figli di Baba Ji, per favore perdonatemi dato che non so parlare bene. Sono un vecchio e non conosco molto. Non ho nemmeno alcuna conoscenza dei libri, né delle storie contenute in loro. Baba Ji mi ha fatto fare il Simran e mi ha dato anche qualche esperienza interiore, attraverso cui ho acquisito una certa conoscenza e sono venuto a sapere qualcosa anche dei libri. Voglio spiegare solo quel tanto da persuaderci e da renderci capaci di entrare nell’intimo, dato che quando entriamo nell’intimo, riusciamo a dire quel che vogliamo e solo allora diciamo quel che è giusto e quel che non lo è.
Guru Ram Das Ji ha detto che qualcuno portò una corda e la calò in un pozzo domandando a una persona che era caduta dentro di afferrarla che lui l’avrebbe tirata fuori. Ma quella persona, al contrario, prese a fare domande: chi aveva fatto quel pozzo, com’era fatto e quante persone potevano entrarci?
Tutte queste domande sono giuste, ma per favore innalzatevi un po’ più in alto (indicando il centro degli occhi) e allora potete felicemente porre una o tutte le domande che gradite. Lui non ha obiezioni alle vostre domande, al perché le fate, vi esorta solo a innalzarvi un po’, dietro gli occhi, e a vedere la Realtà e la Verità con i vostri occhi.
Lì non esiste buio, è Luce e splendore totale. Rimanete lì per un po’ e poi fate tutte le vostre domande liberamente. Infatti il messaggio di tali amati è sempre: “Innalzatevi dietro gli occhi e vedete da voi stessi, tutte le vostre domande saranno finite”.
Ecco perché ci persuadono e ci ispirano a meditare e a cercare l’aiuto, la guida di coloro che hanno meditato. Il loro passato mostrerà che non hanno mai dormito perché era radicata in loro, nel loro cuore una tale paura. Nell’intimo pregavano per il momento in cui avrebbero incontrato Dio Onnipotente e il Guru, che li avrebbe fatti meditare. Anche Kabir Sahib ha detto che ottenne la beatitudine suprema solo dopo la morte – la morte prima della morte, la morte in vita nel corpo.
La mente non ci permette di meditare mentre è ancora viva. In realtà vera morte significa morire nello Shabd e morire in meditazione. Anche Kabir Sahib ha detto che il mondo intero sta morendo, però dovremmo imparare a morire e a imparare la tecnica del morire. Occorre morire in meditazione e nello Shabd affinché non ci sarà più morte in seguito. Se uno deve morire solo una volta, allora dovrebbe morire nello Shabd perché chi muore nello Shabd, non dovrà morire più avanti.

NOTA L’amato che ha tradotto questo Satsang sostiene con umiltà che non ha mai fatto questo seva prima. Ovviamente ci possono essere inesattezze e imprecisioni nonostante gli sforzi migliori per evitarli. Quindi chiede perdono a mani giunte all’amato Satguru e al suo caro sangat non una, ma molte volte per tutti gli errori.
Nota del traduttore italiano. Anche lui si associa appieno a questa preghiera e si scusa per ogni sbaglio; molto spesso gli capita di rileggere dopo qualche tempo i discorsi e trova ancora numerosi errori, nonostante ripetuti controlli.

 

torna alla pagina principale