Satsang mattutino del 7 maggio 2002
Sri Sadhu Ram Ji

Delhi

 


Tutti i carissimi figli spirituali (Sadh Sangat) di Baba Ji (Sant Ajaib Singh Ji) sono benvenuti. Milioni di namaskars (prostrazioni) al nome e ai piedi di loto di Baba Ji che ci ha dato il Naam. Ci ha ispirato a fare il Simran e in seguito ci ha parlato dei suoi vantaggi aggiungendo: “Attraverso il Simran potete incontrare Dio”.
Non vi serve a nulla stare fuori quando arriva una tempesta, mentre se ci ripariamo dentro casa, allora anche se viene la pioggia oppure il vento caldo, possiamo proteggerci. Per coloro che sono dispersi all’esterno, il messaggio del perfetto Maestro è che dovete amare il Simran, fare il Simran, e meditare sul Naam.
Kabir Sahib citava l’esempio della pianta di mango. Diceva che questa pianta ha molti fiori ma soltanto alcuni vengono fecondati, soltanto alcuni fruttificano. Poi molti mango cadono dall’albero a causa del vento, delle tempeste o degli animali. Pertanto quando siamo proiettati all’esterno, allora la lussuria, l’ira, l’avidità, l’attaccamento e l’ego ci attanagliano nell’intimo. Dio vuole che tutti noi lo raggiungiamo, però qualcuno cade a causa della lussuria, qualcuno cade a causa dell’ira, eccetera.
Rimangono famosi soltanto i nomi di coloro che praticano la devozione di Dio, proprio come Mira Bai praticò la bhakti del suo Satguru con amore, fede e devozione. Nonostante le persone mondane seguitassero a molestarla, non se ne preoccupò.
Solo il Naam può purificare la nostra mente e unirci a Dio. Ma se qualcuno sfida la nostra fede e dice: “Questo non è corretto”, allora la nostra fede vacilla.
I Santi insistono che potete entrare interiormente e vedere la Realtà con i vostri occhi. Ogni Santo che è venuto, ha annunziato il messaggio del Naam. Colui nel quale Dio è manifesto, comunica pace, fiducia alla mente, e ci aiuta a controllarla. Dice: “Miei cari, per favore cercate di capire che anche voi potete entrare interiormente attraverso il Simran”. Colui che annunzia il messaggio, il Satguru, ci aiuterà e potremo entrare nell’intimo con facilità.
Quando il bambino deve studiare, i genitori danno qualche incentivo all’insegnante; questi educa e il bambino riesce a studiare. Il vitello della mucca non succhia il latte quando è piccolo. Il contadino lo aiuta a succhiare il latte quando non ci riesce. Quando diventa più grande e sa come allattare, allora lo prende solo quando il contadino lo reputa appropriato e anche allora può o non può prenderlo perché il tempo cambia.
Con il passare del tempo possiamo o non possiamo riuscire a riconoscere la verità. Soltanto coloro che hanno un buon karma possono e accetteranno la realtà, perché quando subentra l’ego, perdiamo tutto il bene che abbiamo fatto. Tutto il seva compiuto andrà perduto, la negatività penetrerà nella nostra mente. Ecco quel che Lui dice: “Miei cari, amate il Simran, tralasciate l’amore per il corpo e sviluppate amore per il Simran”.
Siamo abituati a ripetere il simran del mondo, quindi il Satguru ci dà il suo stesso Simran affinché quest’ultimo rimuova il simran del mondo e rimanga solo il Simran del Satguru. Ecco perché spiega: “Miei cari, vedete, il simran del mondo è andato avanti per numerose nascite, è proseguito per le ultime numerose nascite. Un uomo è qua a causa del simran del mondo. Se ripeterà il Simran del Guru, lo incontrerà”.
Allora non rinascerà, proprio come chi pratica la devozione dei deva (angeli) diverrà un angelo. Chi pratica la devozione delle statue (idoli) diventerà uno spirito malvagio. Chi pratica la devozione del Guru diventerà il Guru stesso.
Per esempio, considerate il ferro e la pietra filosofale. La pietra filosofale converte il ferro in oro. La differenza tra la pietra filosofale e il ferro è che il ferro non può creare la pietra filosofale; può solo produrre altro ferro. Ma Dio ci renderà pari a sé, ci impartirà la conoscenza e ci renderà pari a sé. Non sarà il discepolo a diventare come il Guru, sarà il Guru che lo renderà pari a sé.
Kabir Sahib cita l’esempio delle diverse specie di bruco. Uno si muove sui chicchi di ceci mentre un altro penetra in essi. Quello che si muove, avanza un po’ e ascolta la voce di un insetto nero che produce un certo suono. Si aggrappa all’insetto, va nel suo nido e poi vi si rinchiude; da quel bruco si forma un insetto. Trasforma il bruco pari a sé e lo aiuta a volare via.
Dunque si può conoscere la grandezza del Guru solo se entriamo interiormente e contempliamo il Naam. Conseguiamo il Naam e ne pratichiamo la devozione.
Tutte le fedi (religioni) dicono ripetutamente che sia giorno o notte, uno dovrebbe ripetere il Simran. Ma come dobbiamo farlo, come occorre ripeterlo e qual è il metodo? Occorre ricordare il Naam con la mente, la quale è sottile e non rimane ferma; dovremmo suggerirle come farlo. Il Satguru è sempre presente laddove si svolge la meditazione (al centro dell’occhio) ed elargisce la grazia. La mente si unirà con Lui solo dopo essersi concentrata in quel punto.
Cari fratelli, vedete, nessuno ha avuto buon esito senza l’ispirazione e la guida di un Uomo-Dio. Una volta arrivato dall’Uomo-Dio, uno ottiene la conoscenza, svolge le pratiche e si unisce con Lui. Prima dobbiamo ricevere l’iniziazione, ottenere la conoscenza e la grazia del Guru, poi meditare, fare il Simran e calmare la mente.
Un bani di Kabir Sahib Ji Maharaj.

Il Simran accorda la felicità,
attraverso il Simran scompare la sofferenza.
Kabir dice che facendo il Simran
uno si unisce con Dio.


Il papiha, l’uccello della pioggia, si conforma alla tradizione del suo gruppo. Beve solo l’acqua piovana e non l’acqua dei ruscelli o degli scoli. Segue il sentiero della verità per non infamare o per non infangare il suo clan. Se il clan verrà disonorato, allora tutta la comunità avrà una cattiva fama e anche lui sarà biasimato.
Dunque questo è il Naam e la vera casta della mente è la Verità. La mente deve unirsi con la verità; appartiene ad una casta, ad una posizione tanto elevate eppure soffre dopo essere venuta in questo paese della vita e della morte. Ha abbandonato la verità e si è unita con la falsità o il Potere Negativo. Nessuno le suggerisce: “Amica, non fa parte del tuo lavoro godere di falsità, il tuo lavoro è incontrare Dio”.
Quando piove, dapprima ci sono le nubi e poi piove. Poi l’acqua piovana va nella compagnia del sudiciume, eccetera, via via che circola nei punti più bassi. Poi qualcuno che passa accanto, vede che l’acqua è sporca. Inizialmente era pulita, ma si è infangata a causa della compagnia. Allo stesso modo la mente ha frequentato la lussuria, l’ira, l’avidità, l’attaccamento e l’ego.
Tutti i Santi e i Mahatma hanno sottolineato che se mai esiste una via verso la felicità, se volete essere salvati, allora l’unico salvatore è il Guru, dovete amare il Guru. Lui possiede la grazia e la compassione che vi permetteranno di liberarvi da questi elementi per unirvi a lui.
Ora la mente non ricorda per niente il Guru, tutte le parole del Guru cadono nel vuoto in orecchie sorde. Se ricordasse che chi le ha dato il Naam e la conoscenza, è con lei, allora non frequenterebbe compagnie negative, non nutrirebbe pensieri negativi né commetterebbe azioni negative.

Re o povero, il più grande è
chi ripete il Simran.
Kabir dice, il più grande di tutti è
chi ripete il Simran senza alcun desiderio.

Mosè disse a Dio: “Ti amo, qualcun altro ti ama più di me?”. Dio disse: “Sì”. Mosè domandò quanti ce ne fossero e Dio rispose che ce n’erano molti. Mosè chiese ancora di mostragliene uno o due; quanti ce n’erano? Dio disse: “Non ti dirò quanti ce ne sono, però c’è un uccello, ti dirà tutto lui”.
Mosè disse: “Non conosco la lingua degli uccelli”. Dio disse: “Ti concederò questo dono affinché tu capisca la sua lingua”.
Allora andò e vide l’uccello che stava ripetendo il Simran. L’uccello gli domandò da dove venisse e Mosè rispose: “Il mio Guru mi ha mandato da te. Per favore dimmi se c’è qualcuno che lo ama tantissimo”. Mosè domandò: “Quanto lo ami?”. L’uccello rispose: “Faccio il Simran e rimango nella sua rimembranza”. Allora Mosè disse: “Hai qualche difficoltà?”, e l’uccello ribatté: “Non ne ho, però quando volo per andare a bere, il mio Simran si interrompe. Se puoi far qualcosa, avvicinami l’acqua”. Mosè disse: “Non posso farlo”. L’uccello disse: “Questo era l’unico lavoro”. Dunque fratelli, vedete, questa è la condizione di coloro che ripetono il Simran.
Il Simran del Guru dovrebbe essere fatto ogni minuto, ogni secondo, ogni istante perché il Guru non va dimenticato. Lui ci salva e ci protegge ad ogni passo, per Sua grazia, ma noi lo abbiamo dimenticato. Non pensiamo che Lui sia importante.
Lavoriamo innamorati delle nostre case. Qualcuno fa il commerciante, il contadino o altro. Dobbiamo svolgere accoratamente qualunque lavoro abbiamo ricevuto e adempiere le responsabilità familiari. I Santi e i Mahatma non ci consigliano di smettere di lavorare, piuttosto ci esortano ad adempiere i nostri doveri, responsabilità con amore, e a continuare a ripetere il Simran datoci dal Guru.
Potete fare il Simran a casa, mentre siete sdraiati nel letto, mentre siete seduti, sul lavoro o nello svolgimento di qualsiasi altra attività. La coda di un cane è attorcigliata e rigida, però se fa il Simran, diventa umile. Anche voi dovreste fare il Simran e osservare come cambiate.
Diventerete buoni e capirete meglio le responsabilità della famiglia e del lavoro, educherete meglio i figli e in tal modo farete che la loro vita sia coronata da successo; otterranno la salvezza pur restando a casa. Per ricordare Dio non bisogna spendere nulla. Ha mai speso qualcosa chiunque abbia fatto Simran o abbia ricordato il santo Naam?
Perciò non comporta alcuna spesa, per niente. Il corpo diventerà debole facendo Simran? Nemmeno quello, perché questo è il compito della mente; il Simran va fatto con la mente. Se lo fate comodamente, il vostro corpo starà meglio, vi sentirete meglio. Potete ripetere Simran guardando coloro che lo hanno fatto.
Noi e loro siamo uguali. Baba Ji è venuto e ha lavorato come agricoltore, ha fatto Simran e ha lavorato come agricoltore. Parlava e lavorava, era come noi; faceva l’agricoltore. Proprio come fece il Simran e meditò, chiunque altro può farlo, chiunque può fare quel lavoro. Ma ha avuto buon esito con i suoi sforzi infaticabili e con la grazia del Satguru.
Similmente anche noi possiamo avere buon esito se lo facciamo con devozione, sincerità e coraggio, e se imploriamo il beneamato Satguru, Baba Ji, per il suo amore, grazia, compassione e aiuto.

Uomini e donne vanno tutti all’inferno,
finché agiscono per i risultati.
Kabir dice che si libera solo chi ripete

il Simran in modo dimentico di sé.

Qualcuno è un re, qualcun altro è un fachiro, un pir, ci sono i ricchi e i poveri. Pensateci, nessuno può essere liberato senza il Guru. Nessuno si libera senza l’amore del Guru. Se un re o un pir sostiene di non aver bisogno del Guru, ha torto. Tutti i Santi hanno sostenuto che non possiamo ottenere la mukti (liberazione) senza il Guru.
Il Guru ama il Naam e dopo aver praticato la devozione del Naam, diventa il Naam stesso. Concede il dono del Naam solo dopo essersi unito ad esso e inoltre dopo essere stato incalzato duramente dal suo Guru a farlo, e non può dirgli di no. Ha il Naam e per questo è il possessore del mondo intero, con misericordia fa ricordare il Naam alle jiva.
Pratica del devozione del Naam insieme al sangat e lo ispira a fare altrettanto dicendo: “Amici, dovete amare il Naam”. Tutti i Santi e i Mahatma dichiarano: “Amici, se non avete il dono del Naam, allora non c’è liberazione”. Non possiamo acquisire la conoscenza senza il Guru; non si può ottenere alcuna conoscenza senza il Guru, solo il Guru può darci la conoscenza. Lui stesso praticherà la devozione, condurrà il Satsang per noi e ci ispirerà a parteciparvi.
Ora noi vediamo la sua grazia e misericordia, Lui tiene il Satsang e ci incoraggia a parteciparvi e poi ci dà la cosa più preziosa, non ottenibile da nessun’altra parte.
Ora vediamo che cos’è il Satsang, pensate a mente fredda, può il sangat formare il Guru? Il Guru crea il sangat ma il sangat non può creare il Guru. Può venire in qualsiasi forma, ricco o povero, può disporre i propri affari con la grazia del Satguru; la povertà non lo infastidisce. Lui è sia il Guru sia il discepolo. Il discepolo segue il Guru - c’è un accordo tra ambedue - affinché il sangat capisca, sia ispirato e ricordi il Naam.
Lui deve fare il Simran, aiutare il sangat a farlo e fa tutto questo in un modo semplice. Ricorda il Naam con rettitudine e annuncia il messaggio anche al sangat con onestà: “Miei cari, senza il Naam non varrete nulla”.
Anche Guru Amar Das Ji dice che se c’è una scatola contenente oro e gioielli, allora il valore è del contenuto, non della scatola. Se tiriamo fuori i gioielli, la scatola non ha alcun valore. Kabir Sahib arriva al punto di dire che quando l’anima vola fuori dal corpo, i familiari dicono di affrettarsi, i bambini si spaventeranno.
Ora pensate un po’, chi ci appartiene? Quando l’anima era nel corpo, non faceva Simran; dopo che è volata via (al momento della morte), che si può fare? Anche Kabir Sahib dice: “Quando i passeri hanno colto i semi nel campo, è troppo tardi per pentirsi; anche se ci lamentiamo con Dio, non servirà a nulla”.

Tutti fanno il Simran quando sono infelici,
nessuno lo ripete quando è felice.
Se si fa il Simran quando si è felici,
allora perché dovrebbe mai sopraggiungere la sofferenza?


Alcuni discepoli domandarono a Guru Nanak: “Maestro, perché ci colpiscono la felicità e l’infelicità?”. Guru Nanak Dev Ji rispose: “Miei cari, quando dimentichiamo Dio Onnipotente, l’infelicità viene e si trasferisce a casa nostra, la felicità scompare”. Quando siamo accerchiati dall’infelicità, pensiamo di trovare un modo per ottenere la felicità: com’è possibile?
Anche Kabir Sahib dice: “Non hai fatto il Simran quando eri felice, ora è arrivata la vecchiaia e il corpo si è indebolito; adesso non puoi far nulla con le lacrime o con il pentimento”. Dice pure: “Dovremmo fare il Simran, oltrepassare le nove porte e innalzarci, altrimenti non siamo né del mondo né di Dio. Diventiamo uno dei due”.
Non abbiamo goduto del mondo né abbiamo incontrato il Signore, non siamo diventati nemmeno suoi. Anche Baba Ji disse che non dovrebbe accadere che uno non è né un titar né un bater (due uccelli), né del mondo né del Guru. Ebbene se ripetendo il Simran possiamo liberarci dell’infelicità, allora perché non lo facciamo?
Risiediamo nel Mrityu Lok (il piano della morte); il nostro unico lavoro è il Simran e l’amore per il Simran. Si presenterà davanti agli occhi chiunque ricordiamo all’ultimo momento. Questo corpo è vostro solo temporaneamente; quando questo corpo crolla, gli occhi smettono di vedere, anche la lingua, le orecchie non funzioneranno più; che ne sarà di noi che dimoriamo nel corpo? Se questo corpo non ci appartiene, allora che cosa ci appartiene? Perché non dovremmo dare valore a Dio nel tempo concessoci o utilizzarlo per incontrarlo? Fate un po’ di Simran, diventate perfino un mendicante. Lui avrà sicuramente misericordia di noi e ci darà qualcosa di reale e di vantaggioso.

Se il Simran non è fatto nei momenti di felicità,
e Lui viene ricordato durante l’infelicità,
Kabir dice, chi presterà ascolto alla preghiera
di un servitore simile?

È passato un mese e un mezzo meno cinque anni da quando Baba Ji ci ha lasciato fisicamente. Possiamo lamentarci che non ascolta la nostra supplica. Tutti si lamentano, pensano e pregano. Possiamo lamentarci solo se lo vediamo; allora accetterà anche il nostro rammarico. Ma Lui si è unito con lo Shabd, ora con chi possiamo lamentarci? Cercate qualcuno che sia pronto ad ascoltarvi, poi protestate con lui dicendo: “Mio caro, tu non sei venuto da noi”.
Lui diede questo messaggio: “Miei cari, dovrete fare il vostro lavoro. Fatelo ora se non l’avete fatto prima. Mettetevi a vostro agio. La lotta, la battaglia va fatta con la mente. Fate un solo tentativo con fede, determinazione, coraggio e vedrete i risultati. Ci siamo arresi alla mente con la forza, abbiamo pensato che sia un lavoro difficile. No, non è difficile come pensiamo che sia”.
“Perché è difficile? Capite, non dobbiamo smettere di mangiare, non dobbiamo andare nelle foreste, non dobbiamo andare sulle montagne; avete ogni cosa, sedete comodamente e fate il Simran. Se fosse stato difficile, i Santi non sarebbero riusciti a farlo. Lo hanno fatto e hanno completato il loro lavoro, e poi hanno detto a noi di farlo”.
“I Santi vengono e comunicano apertamente il loro messaggio. Non serbano timore né ispirano timore a nessuno dato che la soluzione sta nel non sentirsi impauriti. Vengono con molto amore e ci trattano come amici. Il loro amore, perdono e misericordia sono illimitati. L’amore che noi diamo al Guru è insignificante. L’amore affidato loro dal Guru è illimitato ed è custodito al sicuro”.
“In seguito hanno lo stesso amore da dispensare; non lo tengono per sé stessi bensì lo dispensano liberamente senza tenerlo nascosto. Qualunque cosa otteniamo dal Guru è nostra, ma Lui vuole che noi siamo devoti, votati e determinati con piena fede nel Guru. Il messaggio del Satguru è che otterrete indietro il vostro amore raddoppiato”.
Se incontrate qualcuno che amate, allora come lo ringrazierete, che farete? Dunque noi possiamo ringraziarlo solo entrando e contemplandolo interiormente. Spiegando la Verità, perché la Verità è eterna, anche Guru Nanak Dev Ji dice che Lui era la Verità, è la Verità e sarà la Verità anche in futuro. Infatti vengono con il messaggio della Verità e con onestà verso il Satguru dicono: “Vedete, miei cari, venite, adoperatevi e vedete la Verità da voi stessi. O avete fede in noi oppure sperimentatelo voi stessi; dopo tutto com’è difficile questo lavoro?
Noi non vogliamo avere fiducia né riusciamo a farlo noi stessi. Come possono accadere ambedue le cose insieme? Ecco perché rimaniamo sempre distanti dalla spiritualità. Ci sentiamo miserabili – l’anima lo brama. Essendo l’anima una parte di Dio, è difficile per lui vederla piangere e gemere. Allora manda qualche amato, il suo amato Figlio e dice: “Va’ e annunzia il messaggio, va bene, hanno dimenticato; ma chi dà loro il Naam non dimentica”. La Sant Mat non è come lo zucchero candito che potete prendere e metterlo in bocca. Dobbiamo sperimentarla facendo il Simran.
La mente è una parte di Brahm, risiede in Trikuti. Non farà più del male dopo essere andata lì. Allora, una volta arrivata lì, tralascerà la dualità e si unirà. A quel punto quel che è fuori e quel che è dentro diverranno lo stesso per noi. Chi è nell’intimo e all’esterno diventano la stessa cosa. Quando vediamo lo stesso fuori e dentro, allora la nostra sofferenza viene rimossa. Ovunque andremo, vedremo Lui come uno, vedremo solo il nostro Guru e nient’altro.
Dio è uno, chiunque lo abbia visto, ha detto: “Vedete, miei cari, Dio non è più di uno”. Non è quindici o venti, come non c’è mai un branco di leoni nella foresta, ce n’è solo uno. Dopo aver fatto Simran, Lui si unisce e annunzia il messaggio dello stesso uno, non dei molti. Dio è uno, è dentro di voi e vi parla nell’intimo. Dovete scoprire, voi stessi, da dove sta parlando.
Dio è vostro, parla dentro di voi; dovete cercarlo mentre siete seduti (a casa), non è un grande lavoro. Non dovete andare all’estero, in qualche luogo lontano. Per esempio se andate in un paese straniero, supponete a Londra, allora bisogna preparare i soldi, com’è difficile. Ora qual è la difficoltà nel compiacere il Guru? Lui vi parla nell’intimo.
Rendetelo vostro, dovete rendere vostro il Beneamato. Dunque anche prima Lui era vostro e anche ora lo è, non è che sia cambiato adesso. Lui è nostro, lo era anche prima come lo è ora e rimarrà nostro. Ci appartiene sempre. Finché esiste l’universo, Lui rimarrà nostro; ecco perché viene ripetutamente e ci fa capire. Non può sopportare le nostre sofferenze ed ecco perché ci fa capire: “Miei cari, proteggetevi dalle sofferenze e capite il valore dei detti dei Santi. Badate, la vita (la nascita umana) vi viene data solo una volta. Modellatela in accordo con il tempo perché il tempo non rimarrà lo stesso. Il sole sorge e tramonta; si nasconde e viene la notte. Dunque siamo circondati dalle sofferenze perché ogni cosa va bene finché è giorno, ma le sofferenze ci accerchiano quando cade la notte. Questi dacoita vengono e ci accerchiano.
Per liberarsi di loro, occorre praticare la devozione al Naam come un soldato che va sul campo di battaglia con le armi e con grande coraggio, ma se viene colpito da una pallottola alla schiena, non ottiene alcun riconoscimento. Se la pallottola lo colpisce nel petto, anche se muore, i suoi eredi ricevono una ricompensa e i loro problemi sono risolti, dunque ne traggono giovamento perché è stato colpito al petto.
Noi persone mondane siamo così e quindi cerchiamo di far cadere ogni amante di Dio dal Sentiero. Tanto per cominciare la famiglia stessa diventa suo nemico, non c’è dubbio al riguardo. Qualunque cosa sia accaduta, lo interrogano dicendo: “Quel che stai facendo è giusto?”, i familiari lo fanno allontanare dal Sentiero.
Poi ci sono i vicini, eccetera che non gradiscono, ma vedono che non ha commesso alcun furto, né ha fatto nulla di male, non ha insultato nessuno e ha solo praticato la devozione del Naam ma la gente non lo gradisce. Ad ogni modo i Santi non hanno mai augurato del male a nessuno, inclusi coloro che sono diventati loro nemici, al contrario pregano Dio e il Guru per il loro benessere aggiungendo altresì che possano ricevere gli occhi per vedere la Verità e per capire.
Fratelli, vedete, i Santi hanno solo ripetuto il Nome di Dio e anche quello non è andato a genio alle persone mondane. I Santi non chiedono soldi, anzi prestano servizio come un servitore gratuito per lustrare le scarpe del sangat. Ora vediamo che un servitore chiederà cibo e denaro, il Guru non chiede mai nulla. Ci dice solo di praticare la devozione al Naam e di raggiungere la nostra vera Casa. Quanto è economico questo affare? Non costa proprio nulla.
Ora vediamo, per acquistare oggetti costosi ci organizziamo subito con il denaro. Li desideriamo di sicuro. Se confrontiamo con quello che fanno i Santi, nient’altro è paragonabile a questo affare, perché ci proteggono ad ogni passo e da tutti i guai che affrontiamo di volta in volta. Potete sperimentarlo entrando interiormente oppure potete considerare l’opinione di coloro che lo hanno sperimentato entrando interiormente. Chiedete loro apertamente perché chi fa il Simran, può farlo solo con sincerità di cuore e può farlo fare anche a noi con competenza, non c’è dubbio al riguardo.
Non si tratta che i soldi vengono presi da qualcuno oppure qualcosa è stato fatto da qualcuno, allora costa una certa cifra. È la sua grazia, dobbiamo deciderci. Lui elargisce molta grazia ma dobbiamo preparare la nostra mente.
L’acqua fluisce sempre a un livello più basso, sappiamo questo. Se ci portiamo a un livello più alto di Lui, allora la grazia andrà a coloro che sono a un livello inferiore, dunque non è vantaggioso per noi rimanere a livelli più alti. Ora quanti amati sono venuti da me, ci dovrebbe essere uno standard, ci dovrebbe essere almeno quel tanto. Amici, capite, che Lui è venuto per voi, questo è giusto, è venuto per voi e ha portato l’Amore. Adesso dovete creare quell’amore, quell’umiltà, creare un posto per custodire il suo Amore.
Vi darà di sicuro tutta la grazia e l’amore che ha portato, non deve riportarli dietro. Ha portato l’amore, mandato dal suo Guru, dunque dobbiamo creare uno spazio per esso, solo allora lo otterremo. Se la nostra mente si calmerà al centro dell’occhio, verrà anche la Luce. I raggi di Luce vengono irradiati ogni minuto, ma la nostra mente non si calma in quel punto.
Al momento non si calma, non Lo ascolta e anche i nostri pensieri non sono puri. Che colpa ne ha Lui? Dunque dobbiamo rendere i nostri pensieri puri, solo allora possiamo procedere sul Sentiero. Il Naam è così elevato. Anche chi lo ricorda deve essere puro; se vogliamo incontrarlo o vederlo, dobbiamo rendere i nostri pensieri puri ed elevati, solo allora possiamo ottenere qualcosa. Se non eleviamo i pensieri, allora come faremo ad incontrarlo? Vedete, ha così tanto da dare, dovremmo stimarlo.
Il nostro cuore è pulito? Dobbiamo purificarlo. Se ci sono cinquanta, cento, duecento persone o anche cinquecento, per lo meno i tre quarti avranno esperienze, non c’è dubbio al riguardo. Dunque nel sangat del nostro Satguru ci sono amati che hanno esperienze. Convincetevene, ci sono pure coloro che non hanno affatto esperienze, forse due, tre, cinque o sette ma hanno sviluppato pensieri molto elevati, posto che non succeda nient’altro. Per lo meno hanno fede nel Satguru, d’accordo anche voi avete fede.
Se non riuscite a meditare, abbiate fede nel Satguru e pregate: “Oh Satguru, in virtù della tua clemenza mostraci qualcosa attraverso il Simran almeno una volta”. Non c’è differenza tra vicino e lontano. Dobbiamo preparare la mente, il cuore va purificato. Quando purifichiamo il cuore, Lui verrà per conto suo dato che ci appartiene, e si muove per noi. Se non fosse nostro, allora perché dovrebbe venire? Qual era il bisogno di farci capire? Allora sarebbe rimasto a casa a vigilare i propri figli.
Ognuno educa i suoi figli; anche Lui è un uomo di famiglia. No, l’ordine del Guru è di compiere questo lavoro, dovete andare a farlo. Ora capite, ognuno fa il proprio lavoro. È il messaggio del Satguru. Quando il signor Oberoi venne da me la prima volta – questo maestro sahib (Ram Swaroop) è molto buono e puro – sua figlia mi domandò: “Quale lavoro dobbiamo fare ora, mediteremo?”. Dissi che la verità è che questo scompiglio, questo problema è nato a causa della meditazione. Dite alla gente di Delhi di restare a casa e di non venire qua. Chiedete al signor Oberoi, questa è la verità, dissi: “Figlia, questo scompiglio e problema sono dovuti solo alla meditazione, altrimenti non ci sarebbero stati affatto. Se avessi saputo che avrei ottenuto questa responsabilità, allora non avrei fatto Simran e meditato. Ma non sapevo che Lui mi avrebbe affidato questo compito”.
Dissi molte cose. Dovremmo fare Simran, loro dovrebbero restare a casa e non venire. Allora tutti risposero che non potevano restare lontani, al che ribattei che anche noi dovremmo fare qualcosa per non dover andare da qualsiasi parte; dovremmo dire loro di no. Risposero che come potevano dire di no? Al villaggio A8, a casa di Babu Gurjant dove si tiene il Satsang sono arrivati molti e si è parlato. Dicevano: “Questa è una casa, non una dera (un ashram o un luogo dove vivono i Santi); costruite una dera”.
Non ci piace in questo modo. Capite, questa è una casa. Miei cari, dobbiamo sviluppare piuttosto l’amore per il Naam, non per le dera. Dobbiamo praticare la devozione del Naam e tornare alle nostre case. Amici, che cosa facciamo amando qualcosa qua e là? Solo il Naam ci appartiene, miei cari, il Naam ci appartiene, il Guru ci appartiene. Dobbiamo sviluppare amore e predilezione per Lui. La casa è dei proprietari, solo il Naam ci appartiene, allora perché non lo amiamo? Che cosa ci facciamo con la casa di qualcuno?
Noi persone mondane siamo strane. Ricordate il Naam e andate alla vostra casa eterna. È un lavoro semplice e diretto, è un compito facile. Non è una cosa enorme. Se Lui vuole che facciamo qualcosa, il Responsabile farà ogni cosa. Lui può o non può farlo, ma farà il vostro lavoro. Non preoccupatevi degli altri, lui è venuto per fare il vostro lavoro, e lo farà. Preoccupatevi solo del vostro lavoro.
Se il nostro lavoro viene svolto sedendo a casa, allora quale affare migliore abbiamo fatto? Probabilmente è difficile trovarne uno più economico. Ovunque andiamo, abbiamo delle spese, mentre in questo Sentiero dell’Amore non esistono spese. L’anima che possiede tale amore illimitato, porta il messaggio d’amore e dice: “Amici, Dio risiede dentro di voi. Sta aspettando, miei cari, che voi andiate a incontrarlo”.
Kal, il potere negativo, ha ottenuto tre doni da Sat Purush: primo non mostrerà miracoli, secondo non permetterà di far conoscere la storia delle nascite precedenti (infatti se la jiva vede la storia dell’ultima nascita, allora potrebbe abbandonare il corpo), e terzo una jiva sarà felice ovunque nascerà senza desiderare di lasciare quel corpo.
Accadono così tante cose. Dunque Lui è occupato solo in questo, ma è il messia dei poveri, non deve raccogliere la ricchezza del mondo, deve fare il Simran. Lascia anche i propri soldi, non è vincolato dalla ricchezza, è assorbito nel Naam e ama solo il Naam.
Mohammad Sahib aveva due amici e pensava di impartire loro la conoscenza. Domandò: “Quanta ricchezza avete?”. Uno di loro trascorse mezz’ora per numerare le cose, un altro quindici minuti; quando arrivò il turno di Mohammad Sahib dichiarò: “Ho solo Dio”. Quel che intendo dire è che dovreste avere fede in Lui.
Per esempio, i bambini fanno volare l’aquilone con le corde. Abbiate fede in Dio e nel Guru. Avete le vostre cose, fate il vostro lavoro, rimanete a casa felicemente e meditate, il più possibile.
La mente serba desideri ed è dispersa dappertutto; è come una corda impigliata. Ci siamo intrappolati in numerosissimi desideri, dunque dobbiamo soffrire alla fine. Perché è difficile? Perché non è facile lasciare il corpo a causa dei desideri e degli attaccamenti.
Per esempio se abbiamo un panno di seta e lo stendiamo su un cespuglio spinoso per farlo asciugare, non sarà facile rimuoverlo. Se tentiamo di farlo velocemente, si strapperà. Se facciamo il Simran con pazienza, l’anima si innalzerà, otterrà l’esperienza e lascerà il corpo.
Il corpo non è dell’anima, l’anima è diventata del corpo. Questa è una cosa semplicissima da spiegare in due parole, il corpo non è suo e lei non è del corpo. Incontrerà il Guru attraverso il Simran, non è un grande lavoro.
Perciò, amato Sangat del mio misericordioso Guru Ji, scusatemi, non so il modo corretto di parlare. Sono una persona mezza folle. Il sangat deve essere garbato con me. Non ho quella ricchezza che il sangat mi chiede, ho fatto solo un po’ di Simran. Dobbiamo andare incontro alle nostre responsabilità, dobbiamo alleggerire noi stessi il fardello attraverso il Simran.

NOTA L’amato che ha tradotto questo Satsang sostiene con umiltà che non ha mai fatto questo seva prima. Ovviamente ci possono essere inesattezze e imprecisioni nonostante gli sforzi migliori per evitarli. Quindi chiede perdono a mani giunte all’amato Satguru e al suo caro sangat non una, ma molte volte per tutti gli errori.
Nota del traduttore italiano. Anche lui si associa appieno a questa preghiera e si scusa per ogni sbaglio; molto spesso gli capita di rileggere dopo qualche tempo i discorsi e trova ancora numerosi errori, nonostante ripetuti controlli.

 

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