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Surat Shabd Yoga
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Inserito il - 23 Settembre 2020 :  11:00:32  Visualizza profilo  Modifica messaggio  Rispondi citando  Visualizza l'indirizzo IP dell'utente
La storia di Kala Bagh (una città del Kashmir)
Storia 11

dal libro “Memories of Sawan” di Bibi Lajo

Bibi Lajo servì, cucinò, accompagnò nei viaggi e si prese cura per quarant’anni di Baba Sawan Singh. Dopo la dipartita del grande Maestro, decise di suicidarsi, ma la voce del Guru le impedì di farlo. Allora scelse di scrivere tutte le esperienze e le storie che aveva vissuto con Lui. Ne fu testimone oculare e sono tratte dalla sua esperienza personale. Il grande Maestro la chiamava “Kako” (che significa “figlia”) mentre lei si rivolgeva a Lui con queste parole: “Sache Patshah” (“Vero Imperatore”). In seguito sedette ai piedi di Sant Kirpal Singh Ji.


Un giorno, spostandosi da Srinagar (una grande città del Kashmir) a Kala Bagh, Hazur s’imbatté in un posto stupendo, molto gradevole. Hazur aveva due macchine. Altri satsanghi lo seguivano nelle loro rispettive vetture. L’auto di Hazur era quella davanti. Quindi Hazur la fermò in questo posto bellissimo, stese il tappeto e si sedette, dicendo: “Kako, porta qualcosa da mangiare per i satsanghi, magari sono affamati”. Aprii l’astuccio del parshad e mi sedetti. Hazur distribuì il parshad e tutti i satsanghi furono contentissimi. Mi alzai e andai da una parte dove vidi una sorgente. Mi lavai il viso e bevvi un sorso. Pensai che questa sarebbe stata una buona acqua da bere per Hazur. Riempii d’acqua il bicchiere d’argento e lo misi davanti ad Hazur, dissi: “Hazur, quest’acqua è molto buona e lo è anche la sorgente”. Hazur disse: “Kako! Ho costruito io questa sorgente”. Non capii ed esclamai: “Hazur, hai creato il mondo!” Hazur affermò: “Kako! Ho davvero costruito la sorgente con le mie mani”. Poi, con la sua clemenza iniziò a raccontarmi del tempo in cui prestava servizio nella zona. Disse: “Kako! Prestai servizio in questa zona a lungo. Quattro ingegneri inglesi incominciarono la costruzione di questa fonte, ma non vi riuscirono. Poi me ne incaricai e la realizzai in quattro mesi”. Dissi: “Satguru Ji, sei grande e hai fatto così tante opere per la gente. Nessuno può fare un lavoro del genere”, dopo di che Hazur iniziò a parlare di spiritualità e Satsang. Trascorse circa due ore in questo posto.
A Kala Bagh Hazur possedeva una grande casa che aveva costruito personalmente. Così andò prima alla sua residenza. Le persone in questa zona amavano intensamente Hazur. Sono rimasta sorpresa che Hazur vi avesse lavorato. Le persone qui avevano molto amore e molta fede in Lui. Chiesi a tutti gli anziani a proposito del suo servizio. Mi dissero che Hazur era un Santo di nascita. Era molto generoso con i collaboratori. Era un ufficiale onesto. Aveva sempre in mano una copia in miniatura del libro sacro del Guru Granth Sahib. Mi mostrarono una capannuccia a una distanza di sette chilometri dove era solito meditare. Adesso è molto vecchia, ma è ancora visibile. Ogni notte Hazur andava in quella capanna a meditare. Durante il giorno svolgeva il lavoro e di notte meditava. Alle ragazze diceva: “Fate il Simran dei Cinque Nomi”. Quando chiedevano quali fossero i Cinque Nomi, diceva: “Aspettate, ve lo dirò un’altra volta”. La vita di Hazur era divina. Gli abitanti di Kala Bagh mi riferirono tutto questo a proposito di Hazur e del tempo trascorso lì.
Rimase sei giorni a Kala Bagh. Un giorno faceva un freddo pungente; stava riposando nel letto e meditando. Verso le 20:00 un vecchio di cento anni di nome Chanda Singh entrò tra lo scrosciare della pioggia. Gli dissi: “Baba, si sieda, Hazur sta meditando e presto si alzerà”. Proprio in quel momento Hazur uscì ed esclamò: “Oh! Bhai Chanda Singh, ti stavo aspettando”. Baba era un buon meditatore. Cadde ai piedi di Hazur e iniziò a piangere per il suo grande amore. Hazur gli mise la mano sulla testa e disse: “Sono molto felice con te. Mediti e sei un vero amante del Maestro. Dimmi come hai fatto a salire fino a qui per ventisette-ventotto chilometri senza patire il freddo”. Il vecchio Chanda Singh rispose: “È tutta la Tua grazia, ho iniziato a scalare questa montagna alle 2:00 del mattino e ho continuato a scarpinare giorno e notte per raggiungerti qui ora”. Hazur disse: “Come può il Maestro smettere di dare il suo amore e la sua grazia a tali amanti?” Chanda Singh disse: “Hazur, concedimi due cose”. Hazur rispose: “Avrai qualunque cosa desideri. Per te non ci sarà nessun diniego a ciò che vuoi”. Rispose: “Una cosa è che il Tuo viso sia sempre nei miei occhi. L’altra è che la mia fede in Te rimanga sempre fino alla morte”. Hazur chiese: “Dimmi, come vanno il tuo bhajan e Simran?” Chanda chiese: “Devo dirtelo?” Hazur disse: “Sì, dimmi. Il Bhajan è l’unica cosa che mi renda felice”. Spiegò tutte le scene fino alla decima porta, l’ingresso della destinazione spirituale. Hazur gli diede una pacca sulla spalla, lo benedisse e affermò: “Hai guadagnato il vero profitto nella vita”. Hazur mi disse: “Kako! Porta due tazze di tè caldo e dagliele”. Ero già molto colpita dalla conversazione. Così andai velocemente in cucina, preparai due tazze di tè e presi alcuni biscotti dall’armadietto di Hazur. Hazur rise e disse: “Fratello! Bevilo. Bibi Lajo è molto gentile con te”.
Chanda Singh vedeva Hazur in ogni cosa. Giunse le mani e mi disse: “Bibi, sei molto fortunata a vivere sempre con Hazur, ad avere il suo darshan e a rimanere sempre al suo servizio. Quindi non fare niente di speciale per me”. Passai il tè e i biscotti ad Hazur in modo che potesse renderli parshad e darli a Chanda Singh. Il generoso Hazur disse: “Sì, Bibi, il servizio del sangat e degli amati del Guru è il servizio di Dio. Sono felicissimo che tu abbia servito questo anziano”.
Mentre gli riversava grazia dagli occhi, gli diede il tè e i biscotti. Chanda Singh gustò i biscotti e il tè. Hazur disse: “Va’ fratello, dobbiamo meditare”. Salutò e se ne andò. Anche Hazur meditò e tutti i satsanghi se ne andarono.
La mattina dopo Hazur si alzò alle 9:00 e tutti i satsanghi erano fuori nel freddo pungente per il darshan. Hazur diede prima il darshan e poi andò a fare il bagno. Disse: “Bibi, stavo pensando di vedere prima i satsanghi che sono in piedi con i figli al freddo”. Risposi: “Sache Patshah, qualunque cosa tu voglia, va bene”.
Il sangat di Kala Bagh era composto da veri amanti del Maestro ed erano tanto obbedienti quanto poveri. Ovunque Hazur puntasse il dito, rimanevano lì. Hazur non mangiava a casa di nessuno. Gli portarono un sacco di cibo e verdure. Hazur disse: “Bibi, tienili tutti perché queste persone sono veri amanti. Non spezzare il loro cuore. Quando ce ne andremo, saranno tutti pagati per le cose che hanno portato”. Con la sua dolce volontà dissi: “D’accordo”. Andò avanti così per sei giorni.
Un giorno prima di partire, iniziò coloro che lo meritavano. Iniziò duecento persone sedute su una collina. A quel tempo Lui aveva un aspetto molto spirituale, stupendo; le persone sedute per l’iniziazione parevano dei e dee.
Quando Hazur disse alla gente: “Adesso siete tutti iniziati e me ne andrò domani”, l’intero sangat scoppiò in lacrime e disse: “Hazur! Perché te ne vai così presto? Non abbiamo ancora finito con il tuo santo darshan”. Allora Hazur disse: “Siete tutti buoni amanti, fate Simran e bhajan. Ho un lungo viaggio in programma e ho già fissato le date per altri satsanghi in luoghi diversi”.
Il giorno in cui partimmo, un satsanghi portò dodici pannocchie di granturco e disse: “Per favore, tienine tre per Hazur in macchina”, aggiunse: “Ne cuocerò velocemente una per Hazur e gliela darai da mangiare”. Due ore prima di partire Hazur diede i soldi a coloro che avevano portato le cose e disse loro: “Fratelli e sorelle, tutti voi afferratevi allo Shabd Guru, perché questo corpo non ci appartiene, né a voi né a me. Il corpo è un vestito, non durerà a lungo e non è mai rimasto a nessuno nella storia”. Il sangat piangeva d’amore quando Boota Singh portò le pannocchie bollite.
Hazur era pronto per partire, avvolse le pannocchie in un panno e me le diede. Avevo un po’ di paura che non fosse contento che gli stessi dando le pannocchie proprio mentre partivano. Timorosa, ero in piedi con le pannocchie in mano. Ma Hazur aveva la vista interiore. Mi guardò e disse: “Kako, che cosa stai pensando, hai le pannocchie in mano? Oh, fratello Boota Singh, hai portato le pannocchie?” A mani giunte Boota Singh disse: “Sì, Hazur, le ho portate per te”. Hazur mi parlò: “Kako! Perché hai paura?” Dissi: “Hazur, le ha portate per te e non ho detto niente a lui né ho detto niente a te”. Hazur, con gentilezza, esclamò ridendo: “Kako, portale tutte e le mangerò”. Diedi tutte le pannocchie ad Hazur, il quale le distribuì al sangat una per una e ne diede una al giudice chiamato Gurbantar Rai; ne rimanevano quattro. Hazur mi suggerì di tenerle in macchina e aggiunse: “Le mangerò”. Il satsanghi che aveva portato le pannocchie, era sopraffatto dalla gioia. Quando Hazur partì, dovevamo fare un breve tragitto a piedi. Il sangat ci seguiva, migliaia di donne e uomini camminavano dietro di noi cantando bhajan e piangendo. Bambini, giovani e vecchi, tutti piangevano per la sua partenza. Lungo la strada c’era una zona dove Hazur si fermò e l’intero sangat era in piedi che lo attorniava. Lui aveva un aspetto magnifico. Il suo viso risplendeva di spiritualità e il sangat era perso nell’amore del suo darshan. Tutti cantavano questo bhajan: “Il nostro vero Guru, dal cuore gentile, ci somministra la medicina per il dolore della separazione. Queste pene sono insopportabili e la separazione da Te ci procura dolori insostenibili”.
Hazur taceva e ascoltava. Poi disse: “Ora, le donne dovrebbero andare con i figli, che sono molto stanchi. Kako, vieni. Sono molto felice con te. Swami Ji ti benedice con la sua grazia. Mia cara figlia, continua sempre a fare bhajan e Simran. Custodisci sempre l’amore, la fede e la paura del Guru. Con fede e amore per il Guru ci sono sempre progressi molto rapidi. Con la paura del Guru non si può commettere alcun peccato. Quindi, mia cara figlia, tutte queste parole che ho detto, sono per il tuo bene”. Nell’udire queste parole, tutte le donne chinarono la testa ad Hazur, il quale si allontanò da loro con amore. Una signora chiese ad Hazur con le mani giunte: “Hazur, non ho figli. Verrò a salutarti alla macchina”. Lui disse con un sorriso: “Va bene, come desideri. Non spezzo il cuore a nessuno”.
Quelli che rientravano, guardavano indietro e piangevano. Hazur li stava inondando di gentilezza e amore pervasi da un sorriso. Hazur affermò: “Sono felicissimo con queste donne. Sono molto innocenti e il loro cuore è molto pulito. Ecco perché progrediranno prestissimo nel bhajan. È facile indirizzare le donne”. Hazur stava camminando e parlando delle donne della zona montuosa. All’epoca aveva ottantasette anni. La luce del Naam andava sempre più lontano. Hazur camminava lentamente e il sangat stava gemendo dietro di lui perché non poteva seguirlo. Il sangat gli suggerì di sedersi e riposarsi, ma Hazur disse: “No, non mi sento stanco. Ho svolto tutto il mio servizio in montagna. Sono solo preoccupato per il sangat, che magari è stanco”. Il sangat rispose: “No, Hazur non siamo stanchi. Stiamo camminando nel tuo amore e nella tua attenzione. Vogliamo che questo sentiero diventi sempre più a lungo e che il Guru non si separi da noi”. Hazur si fermò in un posto e tutto il sangat era intorno a Lui. Aveva un aspetto molto bello e luminoso, come la luna splendente tra le stelle, rosso come una mela rossa. Una luce spirituale scintillava nei suoi occhi.
Quando Hazur raggiunse il punto in cui era parcheggiata l’auto, mi chiese: “Kako, hai messo le pannocchie in macchina?” Disse questo per incoraggiare e accontentare il sangat. Risposi: “Sì, Sache Patshah!” Boota Singh, nell’ascoltare queste parole, iniziò a piangere intensamente e disse: “Tu sei il grande Sache Patshah. Non conoscevamo la tua grandezza e il tuo rispetto”. Hazur disse: “Quando i Santi sono nel mondo, nessuno li rispetta. Quando lo lasciano, allora tutti si pentono, ma a quel punto cosa si può fare? In ogni caso se qualcuno si pente con sincerità di cuore, viene considerato un vero devoto”. Poi tutti chinarono la testa e gli toccarono i piedi. Hazur mise la mano sulla testa di tutti e consigliò caldamente di fare regolarmente bhajan e Simran. Con la benedizione del suo Guru Hazur si sedette in macchina e l’autista la avviò. Mi disse: “Dobbiamo viaggiare fra le montagne”. I satsanghi fecero ritorno, piangendo e guardando la polvere dell’auto di Hazur. Hazur iniziò il viaggio per Atabad (un’altra città del Kashmir sulle montagne dell’Himalaya).


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