Non siete venuti qui per conto vostro
Sadhu Ram Ji

28 dicembre 2002 - Delhi, India



Domanda : È possibile che l’anelito sincero di un’anima modifichi un karma?
Il Maestro: Caro sat sangat del Guru, milioni di saluti ai piedi del Satguru Ajaib Singh Ji. La tua domanda è corretta e l’apprezzo. Ma per cominciare dovremmo leggere i Satsang dei Maestri. Dovremmo leggerli con amore e interesse, e poi dovremmo metterli in pratica. Kabir Sahib ci dice nei suoi versi di agire in base alle parole del Maestro e di verificarle per conto nostro. Dice: “Che cosa sta accadendo in questo mondo immemore? Ovunque guardi, scorgo solo te. Come si può interpretare questo segreto? Mettilo in pratica e verificalo da te stesso”. C’è un grande beneficio nel fare quel che dice il Maestro. Potete agire in base alle sue parole solo se trascendete i cinque nemici, se trascendete la mente e l’intelletto. Sant Ji diceva sempre: “È difficilissimo diventare un uomo. Dio stesso è in cerca di qualcuno che sia diventato un uomo”. Swami Ji Maharaj ha scritto: “Dio dice, ‘voglio incontrare tutti, ma loro non mi vogliono incontrare’”.
Dunque apprezzo moltissimo la tua domanda. Ma c’è una jiva che si sia messa in salvo dai piaceri? Dalla lussuria, ira, avidità, attaccamento ed egoismo? Pensateci con attenzione. Amici, coloro che si sottraggono a queste cose, ci riescono quando il Signore lo approva in Sach Khand. Conosceranno anche la storia delle loro vite passate e possono vedere come tutto questo si è compiuto. Dunque dobbiamo trascendere il corpo e a quel punto i karma saranno sradicati istantaneamente. Se trascenderete le nove aperture, allora finirà questo ciclo dei karma predisposto da Dharam Raj.
Se siamo ancora intrappolati nelle nove aperture e rimaniamo sotto il centro dell’occhio, i karma possono essere rimossi lentamente attraverso il darshan del Satguru. Come avviene questo? Quando riceviamo il darshan, la mente si calma da sé sola al centro dell’occhio da cui emana la luce. Questa luce è pura e attraverso il contatto con questa luce i nostri peccati vengono perdonati e rimossi gradualmente. È come arare il terreno, quando ariamo il terreno bagnato, il lavoro procede molto lentamente; nello stesso modo questo lavoro di rimozione dei peccati procede con grande lentezza. Quando la terra si asciuga, possiamo ararla con facilità.
L’argomento che tu poni è corretto, va bene. Ma questo accadrà solo quando verrà accettato dal Signore in Sach Khand. Solo allora potremo fare il Bhajan e Simran e sottrarci ai cinque ladri. Kabir Sahib scrive nel suo bani: “Il re è morto, l’esercito è disorientato. Oggi non ci sarà alcuna vittoria, corri fratello mio”. Quel re è la mente. Attraverso il Simran il devoto afferra saldamente la mente. Tiene la mente di fronte a sé e spiega: “O mente, non fare questa cosa”.
Ma Guru Nanak ha scritto: “Su milioni solo uno praticherà la meditazione del Signore”. Su milioni solo uno si libererà. Tutti gli altri hanno i desideri della mente. I loro desideri riguardano le cose del mondo e chiedono solo quelle cose. Se un’anima ha un karma elevatissimo e puro, allora non reclama nulla del mondo, chiede solo il Signore. Se qualcuno abbandona la maya esteriore (illusione), allora nell’intimo la mente incomincia a creare delle fantasie. È difficilissimo abbandonare la maya sottile. Guru Ram Das Ji ha scritto che l’occhio gradisce vedere le forme belle. Ma come dovremmo guardarle? Se un fratello guarda la propria sorella, non ha alcun pensiero negativo. Nel guardare nostro fratello o sorella con questi occhi, la mente non produce alcun pensiero negativo.
La mente ha nove aperture. È una fotografa e scatta fotografie di qualunque cosa le appaia davanti. Dunque dobbiamo spiegarle come guardare il mondo: “O mente, a poco a poco tralascia le passioni. Riponi fede nel Guru e alla fine lui ti libererà”. Liberarci subito di tutto questo è difficile. Il Signore stesso risiede sia nell’uomo sia nella donna e dunque perché il mondo li vede in modo diverso? C’è solo un potere di controllo all’opera in ognuno, al di sopra di tutti.
Kabir Sahib dice: “Come si può capire questo segreto. Mettetelo in pratica e verificatelo da voi stessi”. Come possiamo verificarlo? Quando meditiamo, ci innalziamo in questo luogo dietro gli occhi. Ora noi ci innalziamo e poi ricadiamo. Perché ricadiamo? Perché non pratichiamo lo Shabd. La pratica del Surat Shabd ci sembra difficile, ma è anche difficile morire ripetutamente (nel ciclo delle nascite e morti). Kabir Sahib ha detto: “Se date la testa al Guru, allora non dovete più rinascere”. Se offrirete la mente al Guru, allora non ritornerete più nella ruota delle ottomilioni quattrocentomila.
Noi ne abbiamo paura, eppure continuiamo a mettere le mani in quel groviglio spinoso. Dobbiamo uscire ma non possiamo farlo tutto in un colpo. Quando mettiamo un pezzo di stoffa ad asciugare sui cespugli, non la strappiamo di colpo; dobbiamo farlo gradualmente. Nello stesso modo, attraverso il Simran l’anima giungerà gradualmente al centro dell’occhio e imparerà a rimanervi. Allora riuscirà a trascendere da quel luogo nelle regioni superiori. Ancora e ancora riuscirà ad innalzarsi oltre e poi ritornerà nel corpo a volontà. Paltu Sahib ci dice che è proprio come un aquilone. L’aquilone vola e c’è una corda attaccata. Vola in alto e poi torna giù, ancora e ancora. Nello stesso modo l’anima si innalza e poi ritorna alla coscienza ordinaria, su e giù. In un secondo può innalzarsi e poi ritornare di nuovo. Ritornerà nel corpo e poi lo potrà lasciare a volontà.
Partecipando al Satsang e ascoltando il discorso del Maestro, rimaniamo concentrati sul Signore. Se riusciamo a mantenere quella concentrazione, allora l’attenzione rimane focalizzata mentre mangiamo o beviamo, mentre parliamo o ascoltiamo. Ma per le persone del mondo l’attenzione scende nel corpo e non riesce ad innalzarsi di nuovo. Perché non si innalza l’attenzione? Perché la concentrazione vacilla. Kabir Sahib dice che dovremmo fare il Simran anche mentre sediamo; allora sperimenteremo lo stato del sunn samadhi (n.d.e. il termine significa “samadhi vuoto”; Kabir lo descrive come uno stato oltre la dualità: “In quello stato di samadhi vuoto non esiste nascita né morte, dolore né piacere”). Sawan Singh Maharaj ha scritto: “Nel corpo ci sono ventidue vuoti”. Se portiamo l’anima fuori dal corpo ed entriamo nell’intimo, allora il corpo appare come qualcosa di estraneo. Non ci sarà alcun dolore nel corpo, sarà come un cadavere. Quando l’anima abbandona il corpo al momento della morte, il corpo diventa freddo. Per le persone del mondo quando giunge la morte, l’anima lascia il corpo solo una volta e non vi ritorna mai più. Ma l’esperienza dei Santi è diversa. Quando l’anima si ritira dal corpo e giunge al centro dell’occhio, diventa come un cadavere. Ma quando l’anima, quel potere cosciente, entra di nuovo nel corpo, allora esso si ravviva. I Santi hanno imparato a morire in vita, ma la mente non vuole imparare questo. Kabir Sahib dice che tutto il mondo sta morendo, ma noi dovremmo imparare a morire mentre viviamo. Infatti allora non dovremo morire più e più volte. Chi pratica lo Shabd e muore nello Shabd, diventa veramente vivo. Dunque quando diventiamo veramente vivi, non temiamo la morte. Kabir Sahib dice: “Tutto il mondo sta morendo, ma la mia mente è beata. Sono felice di morire”. Infatti una volta che imparate a morire in vita, se lasciate il corpo più e più volte, allora non fa alcuna differenza per voi. La vostra mente ha paura perché non sa dove andrà quando morirà. Quando morite, andate con il Guru. Dovreste vedere tutto questo mentre siete ancora in vita. Allora qualunque cosa dirà il mondo, non importerà perché avrete visto per conto vostro. Chi medita molto, rimane in silenzio. Non c’è nient’altro che lui possa dire. E come quando un muto mangia lo zucchero candito. Se gli chiedete il gusto, può solo fare un suono con le dita, non può dirvi tutto. Per questo motivo, amati, dovreste meditare ed evitare i piaceri. Le persone del mondo che accondiscendono i piaceri sono come il tanura (una specie di zucca), che matura e si ingrandisce, però dentro diventa vuota. All’esterno il frutto sembra buono, ma è vuoto e insipido.
L’anima non ha la capacità di innalzarsi. Se avesse la capacita di innalzarsi, allora lo farebbe, trascenderebbe. Quando viene la lussuria, l’anima cade in basso. Quando viene l’ira, l’anima si disperde e allora il nostro lavoro diventa molto difficile. Le persone del mondo sono in questa condizione. Ma come ci dice Guru Nanak, il Gurumuk è diverso: “Su milioni soltanto alcuni praticano la meditazione sul Signore”. Una volta che abbiamo ottenuto il Naam, dobbiamo tralasciare le passioni, ma noi abbiamo reso questa cosa un divertimento. Sawan Singh Maharaj Ji ci dice che il cane è in preda alla lussuria solo per trenta giorni l’anno e in seguito è triste. Sawan Singh ha scritto che l’unione matrimoniale è solo per avere figli. In seguito dovremmo rimanere casti. Alcuni pensano che essere celibi significhi rimanere casti per tre o cinque anni. No, non è così. L’unione matrimoniale è solo per avere figli. In seguito, attraverso la castità dovremmo mantenere il corpo pulito. Dovremmo adempiere i doveri di capofamiglia e condurre una vita etica. Se renderemo questa cosa un divertimento, allora danneggeremo le nostre vite e non riusciremo ad entrare interiormente.
Domanda: Quale messaggio dovremmo dare ai nostri fratelli discepoli che non sono ancora sicuri a proposito di Sadhu Ram? C’è un altro discepolo di Sant Ajaib Singh che è della tua stessa qualità elevata ed è progredito sulla Via come te?
Il Maestro: Miei cari, non c’è bisogno di alcun messaggio, il messaggio è già lì in loro. Colui che vi ha portato qui, è anche dentro di loro. Hanno il Naam e lo Shabd nell’intimo. Voi non siete venuti qui per conto vostro. Dunque quale messaggio potete comunicare loro? Dovreste essere responsabili di voi stessi.
A proposito della seconda domanda considerate Guru Arjan Dev Ji Maharaj. Lui meditò sul Naam con la grazia del Guru. Solo il Guru forma il discepolo. Coloro che sono destinati a diventare Gurumukh, quando sono nel grembo materno, promettono al Guru che mediteranno sul Naam. Quando fanno la promessa al Guru, hanno una certa consapevolezza delle vite passate. Anche Sant Ji aveva questo tipo di ricordi. Pensano di aver perso qualcosa e non ottengono alcuna pace finché non la trovano. Non riescono a dormire serenamente e non riescono a parlare con gli altri. Dunque è tutta grazia del Satguru, sta a lui decidere chi benedire con l’esperienza e sta a lui decidere a chi far fare il proprio lavoro. È nella volontà del Maestro far lavorare qualcuno o no. In passato quando qualcuno ha svolto questo lavoro, è il Guru stesso ad esserne stato l’artefice. Chi ha fatto accadere questo, dà lui stesso il Satsang. Il Gurumukh non legge un libro e poi dà il Satsang. Modella la propria vita secondo l’esperienza concessagli dal Satguru e poi tiene il Satsang in base a quell’esperienza. Prende alcuni esempi dai libri, parla della propria esperienza, ci dice quel che ha osservato a proposito della condizione delle persone mondane. Dà il Satsang mettendo insieme queste tre cose. Se modelleremo le nostre vite secondo gli insegnamenti del Guru, allora avremo quell’esperienza dentro di noi. Alcuni amati ce l’hanno. Se creeremo fede, amore e brama per il Guru, allora avremo l’esperienza. Domanda: Quando si medita sul suono e si sente un suono molto forte nell’orecchio sinistro, che cosa dovremmo fare?
Il Maestro: Una volta che entreremo interiormente e udremo il vero, puro suono, il lato non comporterà alcuna differenza particolare. Una volta che abbiamo ritirato l’anima dal corpo, il suono può provenire da qualunque direzione. Mentre siamo ancora all’esterno, la mente ci fa pensare che il suono proviene da un lato o dall’altro. Kal, che domina la mente, crea dubbi in più persone rispetto a quelle iniziate dal Maestro. Kabir Sahib ha detto che se il Maestro inizia cento jiva (anime incarnate), allora Kal ne forvia mille. Se il Maestro consiglia cento jiva dicendo: “Miei cari, entrate nell’intimo e riuscirete a vedere la verità”, allora all’inizio la mente ci ispirerà a seguirlo. In seguito, quella stessa mente verrà e cercherà di ingannarci. Perciò finché la mente non entrerà interiormente, avremo ancora dubbi. Una volta che avremo visto la Verità da noi stessi, allora che gli occhi siano aperti o chiusi, non importerà. Riusciremo comunque a vedere la stessa Verità.
Domanda: Potresti darci alcune parole di aiuto per ritornare ora nel mondo affinché possiamo condurre una vita che sia compatibile con il Sentiero?
Il Maestro: Col Simran avrete buon esito. Guru Nanak Dev Ji ha scritto che dovremmo fare il Simran giorno e notte. Fatelo mentre parlate. Mentre fate il vostro lavoro, la mente è libera. Il lavoro che facciamo è con le mani. Dovete fare il Simran, fatelo con la lingua del pensiero. Maharaj Sawan Singh Ji fece le sue pratiche e il suo lavoro. Lavorò proprio come facciamo noi. Guru Nanak si sedette per undici anni a svolgere le sue pratiche e fece anche l’agricoltore. Anche il nostro Satguru Ajaib Singh fece l’agricoltore. Per trent’anni fece quel lavoro e svolse le pratiche. Così anche ora nel Satsang c’è questo consiglio: “Miei cari, fate le vostre pratiche. Attraverso le pratiche che farete ogni giorno, la mente diventerà competente col Simran. Allora qualunque lavoro farete, riuscirete a compierlo con facilità e al contempo svolgerete le pratiche”.

 

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