L'ultimo incontro con Sadhu Ram Ji
  A. S. Oberoi

3-5 giugno 2002
   


    Prima parte

Il mio mentore spirituale, la personificazione della perfezione e della purezza, Sant Kirpal Singh Ji Maharaj (che reputo in nessun modo diverso dal mio Satguru Baba Sawan Singh Ji Maharaj), l’Imperatore della Spiritualità sosteneva che la compagnia e il consiglio del diletto - che è un serio e forte meditatore, che è connesso al Guru ed è unito a Lui in un modo tale che la forma del Guru è vista spesso in lui da coloro che lo avvicinano - sono estremamente gratificanti e benefici giacché accelerano in modo inverosimile il progresso in meditazione.
Uno dei dieci amati che stava meditando con Sri Sadhu Ram Ji quando siamo arrivati, pareva un’anima molto semplice, ignara delle gravi complessità della vita. Mi ha riferito con amore che l’adorato Baba Ji (Sant Ji) gli aveva detto - mentre era nel corpo, in due diverse occasioni circa quattro anni prima di lasciare il piano terreno - che Ladhu Ram Ji era un’anima assai nobile ed evoluta, che lo aveva compiaciuto e reso felice con i suoi sforzi ineguagliabili, con l’obbedienza esemplare, e dunque coloro che avevano difficoltà in meditazione e volevano progredire, avrebbero dovuto trarne giovamento. L’amato mi ha detto che dopo aver udito e aver preso nota con cura delle parole di Baba Ji, gli domandò se avesse dovuto tenere esclusivamente per sé quel che gli aveva riferito oppure se avesse dovuto condividerlo con altri amici del Sentiero, che desideravano l’assistenza e il consiglio di qualche amato che fosse competente ed elevato nell’arte e nel lavoro della meditazione. Sant Ji gli confermò che tali questioni vengono sempre mantenute segrete e non condivise, pubblicizzate poiché rari sono coloro che sono appassionati e desiderosi di progredire su questo sentiero di sacrificio e di abbandono, e secondariamente senza rendersi conto delle proprie debolezze e mancanze, molti incominciano a sentirsi gelosi rovinando scioccamente quel poco di meditazione che è a loro credito. Sant Ji riferì altresì a quell’amato che lui stesso non doveva vacillare bensì essere lesto a trarre giovamento, e in quel caso avrebbe guadagnato in modo considerevole aggiungendo con vigore che se in base alle parole di Kabir Sahib l’adorazione praticata nei sotterranei sottoterra si manifesta nei cieli a tempo debito, allora perché Ladhu Ram, che aveva praticato e perfezionato meravigliosamente il Simran e la meditazione, non avrebbe dovuto scintillare come una stella lucente nell’orizzonte spirituale? In ogni caso sarebbe successo molto più avanti, ma queste erano le intenzioni e le istruzioni del Satguru. Fino ad allora Ladhu Ram Ji si sarebbe tenuto nascosto talmente bene che perfino coloro che gli erano vicini e passavano molto tempo con lui, non avrebbero avuto idea di chi fosse in realtà, di quel che il Guru lo avesse reso e di quale posizione insigne gli avesse concesso nella Guru Darbar (corte del Guru). Non avrebbe lasciato trapelare nulla e avrebbe adottato posizioni tali per celare la propria vera identità da sconcertare non solo coloro che vivono accanto a lui, ma perfino i migliori amati che reclamano di aver compiuto grande seva per il Guru e per il sangat o che erano ben rispettati nella fraternità per la loro esperienza, conoscenza, profondità e familiarità con la tradizione della Sant Mat. In ogni caso costoro erano vuoti spiritualmente e inizialmente avevano qualcosa a loro credito però l’avevano perso a poco a poco in seguito al coinvolgimento nel mondo e nella mondanità. Kal metterà in atto un gioco talmente misterioso per cui, pur eseguendo esteriormente tutto l’addestramento di prima, la vera essenza di questo sentiero sarà messa in difficoltà e smarrita in procedure e pratiche, perdendo contatto con la realtà eterna e con la verità.
L’amato ci ha detto che fu difficilissimo per lui  trattenere le parole di Baba Ji dentro di sé, inoltre si rese conto del loro vero significato e importanza, però con la massima grazia di Baba Ji non aprì bocca, anche se si chiedeva tutto il tempo quando sarebbe accaduto. A volte perse la speranza e mise in dubbio se quel che aveva sentito e capito, quel che Baba Ji aveva detto fosse corretto, e non un capriccio della sua mente scaltra e astuta. Poi arrivò subito un aiuto provvidenziale dopo che questo pensiero gli venne in mente e qualcuno dall’intimo lo confortò suggerendogli di essere forte e sensibile, di aspettare il momento appropriato allorché si sarebbe rivelata la Mauj (volontà) del Satguru.
La stessa persona ha affermato che alcuni mesi fa quando diversi diletti da Delhi vennero a incontrare Sri Ladhu Ram Ji, lui era presente e vide, avvertì che stava accadendo tutto quello che Baba Ji gli aveva illustrato in precedenza. Ogni cosa che veniva detta rappresentava una serie di sorprese e il suo sé interiore indicò che quello era davvero l’inizio di quel che Baba Ji, nella sua infinita misericordia, gli aveva predetto con grande anticipo.
Quando ho chiesto con amore e umiltà a quella persona, se nella sua opinione, tutto quello che doveva accadere era già accaduto o c’era ancora qualcosa in serbo, lui ha risposto che cosa poteva dire una povera jiva come lui a proposito di una questione tanto seria e speciale, tuttavia gli sembrava che molto doveva ancora accadere. Di una cosa era più che certo: accadrà al cento per cento nonostante l’opposizione e la resistenza di alcune persone importanti del Satsang, perché questo è il volere e il desiderio dell’amato Baba Ji. Nessuno, per quanto potente ed esperto sia, riuscirà a fermarlo anche se sembra piuttosto chiaro che pochi iniziati e ammiratori di Baba Ji riusciranno ad accettare questa realtà finché, come di fatto è sempre accaduto dopo la dipartita dal piano terreno dei perfetti Maestri, non useranno il buon senso, non avranno a cuore gli elementi principali, rilevanti di questo sentiero e non prenderanno posizione a favore di quel che Sant Ji ha dichiarato molte volte. Ho chiesto a quell’amato chi, in base alla sua opinione, riuscirà davvero a trarre giovamento da una situazione così difficile e intricata, e difilato ha risposto che saranno coloro che non dipendono dalle dicerie, coloro che utilizzano il proprio giudizio personale e coloro che pregano costantemente il Satguru, essendo ignoranti e ciechi, perché confidino in lui in modo misericordioso, compassionevole e siano condotti dall’amato nella cui compagnia e attraverso il consiglio del quale riusciranno a ricordare e a cantare la grandezza, la gloria del grande e perfetto Sant Satguru Ajaib Singh Ji Maharaj. Lui li stimolerà energicamente a tralasciare tutte le cose futili della vita e a dedicare il massimo tempo con serietà alla meditazione al fine di riuscire a vedere la realtà-verità dentro di loro piuttosto che dipendere da domande e risposte, da controlli - alla pari di un rigido insegnante scolastico - delle cose esteriori che non porteranno da nessuna parte. Ha detto che Baba Ji gli suggerì altresì che il meditatore che aveva manifestato il Satguru nell’intimo, era diventato la Forma dello Shabd e coloro che vogliono metterlo alla prova, dovrebbero farlo entrando interiormente e calmando la mente; non c’era motivo per cui la realtà e la verità non fossero loro chiare.
In principio pensavo che questo gentiluomo, che mi aveva parlato di tutto questo in modo dettagliato, fosse un semplice abitante di villaggio, non molto avvezzo alle cose intellettuali, al contrario ho scoperto che era un uomo assai equilibrato e tutto d’un pezzo, che era abbastanza profondo e addentro nella scienza dell’anima e che aveva deciso di parlarmi non di sua volontà, ma secondo le istruzioni dell’amato Baba Ji. Non voleva essere identificato apertamente, in nessun caso, perché il Guru gli aveva chiesto di utilizzare il massimo tempo nel Bhajan e nel Simran (giacché lui ha già completato per lo più i doveri mondani), e invece di essere in vista e diventare un argomento di discussione, avrebbe dovuto focalizzare tutte le energie interiori per ricevere la grazia e il dono del Satguru, che lo attende con ansia.

    Seconda parte

Dopo circa tre ore dall’arrivo dove Sri Sadhu Ram Ji soggiornava, noi (erano presenti circa venticinque persone) ci siamo seduti insieme per cantare bhajan e in seguito per meditare. Gli amati parevano, per così dire, assai ispirati e presero a cantare i bhajan con entusiasmo e in un modo talmente sincronizzato da suscitare un grande impatto sulla psiche e sul sé di tutti i presenti. Non c’era un’anima che non partecipasse al canto in modo attivo e non aiutasse a produrre un coro estremamente melodioso, commovente, una sinfonia che penetrava nell’anima e nel sé degli intervenuti.
Sri Sadhu Ram Ji stesso pronunciava musicalmente ogni singola parola e i partecipanti diventavano sempre più inebriati. Presto tutta l’atmosfera è diventata oltremodo supercaricata ed emotivamente elevata, e l’anima in noi danzava di gioia e di felicità; alcuni diletti hanno visto il viso e la Forma dell’amato Sant Ji che conduceva il gruppo assorbito nella devozione e nello zelo.
Estatico e rallegrato com’era Sri Sadhu Ram Ji, non è riuscito a trattenersi oltre e con le lacrime agli occhi ci ha detto che l’amore e la grazia del suo amato Satguru, Sant Ajaib Singh Ji Maharaj,  aveva avviluppato tutti i diletti nel suo grembo e si stava rivelando a noi in modo misericordioso. Ha affermato che come a volte Hazur Kirpal spiegava nel Satsang, quando più di uno dei suoi figli spirituali si incontra con amore e nella rimembranza, allora Lui non rimane impassibile e per quanto distante si trovi fisicamente in quel momento e nonostante le preoccupazioni, gli impegni, verrà sempre a stare fisicamente con coloro che, dimentichi del mondo e della mondanità, piangono per lui e anelano vederlo.
Sri Sadhu Ram Ji ha detto che tali occasioni sono sempre speciali e bisognerebbe trarne giovamento ritirando l’attenzione dall’esterno e volgendola nell’intimo, per contattare lo Shabd (la Parola) che riverbera al centro dell’occhio. Se ci riusciamo, anche per un po’, molti nostri peccati vengono purificati e gran parte della nostra anima, che insudiciamo commettendo peccati e misfatti da mattina a sera senza curarci per niente degli ordini e delle istruzioni del Guru, viene pulita e purificata.
Continuando ha detto che il suo clemente e compassionevole Guru Baba Ajaib Ji lo aveva esortato a essere rigido e forte nel far meditare i suoi figli, che ha amato così tanto, ma che non hanno preso a cuore in modo adeguato il suo amore. Infatti la mente è una grande forza e non permette con facilità a nessun amato di:
a) andare da un perfetto Maestro e
b) impegnarsi nel processo di riformazione del proprio sé e dell’anima consacrandosi con sincerità di cuore alla meditazione.
Ha spiegato che Baba Ji (Sant Ji) gli aveva detto senza mezzi termini che non era felice della nostra stoltezza e della nostra incapacità di agire secondo le sue istruzioni e di trarre giovamento appieno da quel che ci aveva insegnato per tutta la vita e raccomandato di fare seriamente con ogni respiro. Senza la meditazione nessuno di noi, inclusi coloro che sembrano apparentemente vicinissimi, riusciranno a penetrare e a recidere il legame dell’ignoranza e della Maya, che sta ingannando ognuno di noi in modo irresistibile e ci sta forviando inevitabilmente.
Baba Ji disse pure a Sadhu Ram Ji che mentre doveva essere rigido e severo sulla meditazione, doveva essere altrettanto delicato, dolce, e adoperare profonda persuasione, ispirazione e incoraggiamento per far sentire agli amati qual è il vero dovere e responsabilità. Questo serve per istillare un senso di sollecitazione in loro sul fatto che la morte si profila grave alla nostra testa e può strapparci in qualunque momento, senza preavviso e per farci capire con energia, senza possibilità di errore che se ora perdiamo l’opportunità di completare il corso della meditazione in questa nascita, allora chi sa quali circostanze sfavorevoli dobbiamo subire e quale prezzo dobbiamo pagare per la nostra indolenza e stoltezza?
A conclusione Sadhu Ram Ji ha dichiarato:
“Miei cari, abbiate pietà di me e aiutatemi a mettere in pratica gli ordini del mio Guru, e a consacrarvi al Simran, alla meditazione ad ogni passo della vita, senza trascurare i vostri doveri mondani. Abbiate pietà di voi stessi riformando la vostra vita e affrancandovi da malanimo, inimicizia, gelosia e atteggiamento critico. Adottate l’amore, la benevolenza, l’umiltà e il rispetto verso tutti coloro con i quali siete in contatto nella causa dell’amato Satguru”.
“Per favore considerate pure che se riusciamo a radunarci in un luogo appropriato per cantare la gloria e la grandezza del nostro Guru e per meditare, allora siamo vincolati a fare meglio e a progredire di più, giacché nel vedere gli sforzi altrui, anche la nostra mente si convincerà e tenterà di fare quel che fanno gli altri. Secondariamente nel rispondere alle nostre sincere suppliche e chiamate collettive, il Guru dovrà per forza venire ad elargirci tanto amore e grazia, rinfrescando e rinverdendo la nostra anima. Pertanto non indugiamo, non rimandiamo e non continuiamo a pensare e a programmare oltre. Invece incominciamo non da oggi, ma proprio fin da ora poiché chi sa se verrà il prossimo respiro o no e se otterremo un’altra opportunità?”.
In seguito a tutti è stato chiesto di meditare per un’ora e di pregare l’amato Sant Ji per la sua compassione. Alla fine della sessione abbiamo confrontato gli appunti tra di noi. Qualche amato ha detto che si riusciva a meditare per un’ora di fila senza sentire il fardello né rendersi conto che era passata un’ora. Altri due hanno detto che la meditazione era veramente proficua e hanno provato gioia pienamente. Altri ancora hanno riferito che durante la meditazione si sono addormentati e hanno avuto delle visioni meravigliose di Sant Ji. Praticamente ogni amato ha avuto qualcosa di positivo da dire aggiungendo che la meditazione alla presenza di Sri Sadhu Ram Ji ha un significato e un colore del tutto particolari.
Prima di andarsene, Sadhu Ram Ji ha implorato perdono al sangat dicendo che non sapeva come parlare bene né poteva consigliare chicchessia, dato che ogni amato sapeva di più e meglio di lui. Ha aggiunto che sperava che i diletti gli avrebbero permesso di svolgere il suo seva e lo avrebbero accettato nel nome del suo grande Guru, Baba Ajaib Ji.

    Terza parte

Risalendo al febbraio del 1952, una volta trovai il Maestro Kirpal in uno stato d’animo misericordioso, magnanimo, e gli chiesi con tono sottomesso: “Signore, che cosa dovrebbe fare uno se incontra un Santo o un Mahatma che ha molta meditazione e sacrificio a suo credito?”. Fece un sorriso meraviglioso e rapido, poi d’un tratto, diventato serio e sereno, ripeté con lentezza ogni singola parola che avevo detto e rispose: “Va’ da lui con un cuore puro e cristallino, guardalo nel mezzo degli occhi e della fronte con intensità e con tono implorante rendendo calma la mente (senza permetterle di correre selvaggiamente). Scoprirai un’attrazione amorevole e netta, una radiazione divina nei suoi occhi; non vorrai più togliergli gli occhi di dosso e arriverai a renderti conto che lui è qualcosa di speciale, grande ed enormemente diverso dal resto del mondo. L’atmosfera e l’ambiente commuoveranno il tuo cuore e otterrai risposta alla maggior parte delle tue domande nei suoi discorsi con gli altri o nei Satsang. Questa comprensione e impressione cresceranno giorno per giorno via via che lo incontri, sempre di più”.
Ho tenuto sempre a mente le parole divine del grande Guru ogniqualvolta si è presentata l’occasione e devo ammettere onestamente che mi hanno aiutato immensamente nell’affrontare situazioni simili. Il Grande Maestro spiegò tutto questo nel Satsang di volta in volta e la maggior parte dei satsanghi ne è al corrente e di sicuro l’ha pure letto per iscritto.
Mi è stato rammentato, mio malgrado, questo avvenimento in occasione della visita a Sri Sadhu Ram Ji quando ho saputo che erano venuti a vederlo alcuni diletti assai importanti e speciali. Uno dei diletti che era stato molto vicino all’amato Sant Ji ed è stato fortunato per aver fatto molto seva, è venuto e ha dichiarato: “Per favore, dimmi chiaramente se Baba Ji (Sant Ji) ha affidato a te il suo lavoro spirituale”.
Sadhu Ram Ji ha risposto, secondo quanto si dice: “Caro amico, quando ho saputo che stavi venendo, ho pregato la persona che mi ha portato il messaggio di chiederti da parte mia, con dovuta umiltà, che in virtù del grande seva a tuo credito, non dovevi prenderti la briga di venire fino a qua. Nonostante la mia richiesta, visto che sei arrivato, sei benvenuto in modo accorato e rispettoso. Torna gentilmente a casa e medita con vigore per qualche tempo e il nostro grande Guru, adorato Baba Ji ti mostrerà interiormente, senza dubbi e senza ambiguità, qual è la verità e la realtà. Contattami se questo non avviene”.
Il diletto, ad ogni modo, ha detto che lui era un contadino (un semplice abitante di villaggio) e avrebbe voluto sapere la posizione esteriormente, al che Sadhu Ram Ji ha risposto che “non si trattava di un pezzo di zucchero candito che si può mettere direttamente in bocca”. Quando gli hanno fatto ulteriormente pressione per dare una risposta diretta, Lui ha detto che “qualora avesse detto ‘sì’, non si sarebbe sentito felice e nel caso avesse detto ‘no’,  avrebbe detto una bugia”.
L’altro diletto, che aveva altresì goduto di una grande vicinanza e aveva compiuto un grande seva, ha rimarcato in tono collerico che anziché rispondere alle domande in modo diretto e affermare con chiarezza se Baba Ji gli aveva effettivamente affidato il lavoro spirituale, lui (Sadhu Ram Ji) stava rispondendo senza costrutto, che sembrava più uno scherzo e non una risposta, e che il Maestro Kirpal o al riguardo Sant Ji non si erano mai comportati in quel modo buffo. Utilizzando parole energiche, lo ha stimolato a interrompere la commedia.
Sono venuto a sapere pure che questo diletto ha continuato a parlare ininterrottamente, in un modo agitato e infuriato, per oltre novanta minuti mentre Sadhu Ram Ji, mantenendo la propria compostezza e calma, non ha reagito né ha risposto una parola.
Nel frattempo un amato americano che aveva accompagnato questo diletto, si è sentito a disagio e adirato per il tono, il tenore in cui costui ha continuato a parlare a lungo e, a quanto è stato riportato, ha chiesto a Sadhu Ram Ji se lo stato d’animo, il modo e le parole in cui il diletto stava parlando fossero corretti. Sadhu Ram Ji lo ha calmato dicendo che “il diletto aveva ogni diritto di fare domande e non c’erano obiezioni al riguardo, visto che era un amorevole devoto di Baba Ji e aveva la libertà di esprimere i propri dubbi mentali, di sgravarsi del fardello che aveva su di sé”. In seguito il gentiluomo americano è uscito lievemente di scena, alla quale forse non voleva assistere.
Mi è stato riferito che il diletto  ha continuato a insistere per avere una risposta diretta alla sua domanda. Sri Sadhu Ram Ji gli ha confermato che il Satguru gli aveva dato istruzioni di aspettare ancora un po’ di tempo (come aveva fatto per quasi cinque anni) prima di dire nulla di specifico sulla questione. Tuttavia quando l’amato ha insistito, a quanto è stato riferito, l’amato Sant Ji ha ordinato a Sadhu Ram Ji nell’intimo, viste la grande fretta e l’incapacità di aspettare, di dirgli per favore la verità, per quanto spiacevole potesse essere per lui dato che quella era la decisione del Sant Mandal (il consiglio dei perfetti Maestri), la quale prevarrà in ogni circostanza, anche se molti o la maggior parte non riusciranno ad accettarla, non essendo di loro gradimento.
Poi Sadhu Ram Ji ha detto a quel diletto: “Sì”. Baba Ji gli aveva effettivamente affidato il suo lavoro spirituale e ad ulteriori domande, sul fatto se concederà l’iniziazione e in tal caso quando, lui ha affermato: “Sì, l’iniziazione sarà concessa dopo che il caldo scompare e cala”.
Dopo che il diletto ha ricevuto la risposta che desiderava, Sadhu Ram Ji ha affermato con amore che “colui al quale viene chiesto di proseguire il lavoro spirituale di un Santo, dopo di Lui, è in preparazione e si perfeziona da molte nascite. Non è che dopo aver ottenuto l’iniziazione, uno medita per dieci anni e diventa perfetto. No, miei cari, non avviene così. È quasi perfetto quando viene nel mondo eppure lavora duramente, trascorre notti in lacrime per il volto dell’Amato, dorme meno, parla meno e mangia meno. Non è mai coinvolto in passioni, possedimenti, orgoglio e pregiudizi. Se così non fosse, tutti diventerebbero Santi”.
Ad un certo punto mentre ero seduto con Sri Sadhu Ram Ji durante questa visita, un’altra persona che era presente quando il secondo diletto menzionato prima parlava in modo chiassoso e piuttosto comico, è venuto a chiedere a Sadhu Ram Ji che il modo indecente e antipatico in cui l’altra persona stava parlando, e la maniera in cui lui stava sopportando ogni cosa con calma, gli davano l’impressione come se lui (Sadhu Ram Ji) fosse intimorito dalla sua levatura, posizione o influsso e si sentisse timoroso a rispondere.
Sadhu Ram Ji ha detto a quel gentiluomo: “Caro fratello, il mio amato e perfetto Satguru Sant Ajaib Singh Ji Maharaj, che è il Creatore dell’universo, è venuto misericordiosamente a risiedere in me con tutte le sue benedizioni, mi ha reso pari a lui. Dunque chi posso mai temere nel mondo? Il principio cardinale di questo Sentiero è ‘di non temere nessuno né di intimorire nessuno’”.
“Ma per favore, cerca di capire a chi stavo parlando – il mio stesso fratello della Via, che ha fatto molto seva ed è stato vicinissimo al Guru, a suo onore. Qual è il mio dovere in una situazione simile? Amarlo e rispettarlo, farlo sentire a suo agio e fargli sentire che è il mio amico e parente spirituale, che nulla si frappone tra lui e me perché la nostra relazione non finirà qua, bensì rimarrà intatta nell’aldilà dove ci rincontreremo di nuovo, mano nella mano. Non vedo forse il mio beneamato Guru in lui, e in tal caso, come posso serbare altro che un amore puro ed autentico per lui? Lui è mio, tanto quanto lo siete voi o chiunque altro qua. Pertanto, per favore, non permettere mai alla tua mente di sollevare tali argomenti maliziosi”.
 “Devi altresì capire che questo Sentiero che noi abbiamo scelto, si contraddistingue per la tolleranza e l’indulgenza, il perdono, l’amore e il rispetto. Quando Baba Ji ci ha mai permesso di rispondere e di ripagare con la stessa moneta in situazioni simili? Anzi  ci ha sempre esortati che se per qualche motivo qualcuno tra di voi si adira o si incollerisce, giungetegli le mani con umiltà e chiedetegli perdono; mostrategli più rispetto di quel che gli è dovuto e amatelo, poiché l’amore è la panacea per la risoluzione di tutti i problemi simili creati dalla mente scaltra e astuta”.
Mentre mi accennava riguardo a questo punto più tardi, Sri Sadhu Ram Ji mi ha detto che “se mai violiamo il principio e pensiamo male di coloro che vengono a discutere a lungo, in tono acrimonioso con noi o parlano con collera e utilizzano un linguaggio intemperante, ci allontaniamo dal Sentiero di Baba Ji. Qualunque cosa possano fare, in nessun caso dobbiamo mancare di rispetto a loro oppure dire cose che sembrino sconvenienti o nocive. Non dobbiamo vedere quel che loro fanno, al contrario noi dobbiamo stare ben in guardia e assicurarci di non pensare, dire o far nulla che sia contrario agli insegnamenti del nostro amato Satguru”.
“Diventiamo responsabili di noi stessi e non preoccupiamoci di quel che gli altri pensano, dicono o fanno. Questo è il Sentiero della Sant Mat e questo è quel che il nostro Satguru vuole che noi facciamo. Dunque, per favore, siamo sempre guardinghi affinché la mente non ci tradisca e non ci allontani dal Sentiero della Verità e della Realtà”.

    Quarta parte

Una volta un famosissimo e avanzato discepolo musulmano del mio grande Guru, Hazur Baba Sawan Singh, gli domandò se uno che segue questo Sentiero del sé e dell’anima dovrebbe chiedere esteriormente al Satguru la concessione del progresso spirituale oppure se è il Guru stesso che adempirà il suo desiderio. Hazur Sawan sorrise in modo accorato e disse: “Come può uno diventare un discepolo finché non si rende umile, non si considera altro che un mucchio di polvere e non implora la sua pietà e misericordia nel profondo del cuore?”.
Disse: “Il Guru è ben conscio di tutti gli sforzi che facciamo per avere buon esito in meditazione, e nel momento in cui vede che siamo sinceri e onesti nel nostro tentativo, lo ricompensa immediatamente in modo appropriato. Quando il Guru scopre che anziché chiedere la grazia per le cose del mondo, cerchiamo la grazia per progredire in meditazione, è compiaciuto e accelera prontamente il passo del nostro avanzamento interiore”.
In una sessione pomeridiana tutti noi venticinque ci siamo radunati con Sri Sadhu Ram Ji. Tutti pensavamo di implorarlo per darci qualcosa di spirituale e inoltre di chiedergli il metodo più facile per avere buon esito in meditazione. Come se percepisse provvidenzialmente il nostro desiderio, si è rivolto a noi in questo modo:
”Miei cari, avete un’idea della misericordia e della pietà accordateci dal nostro grande Guru Sant Ajaib Singh Ji Maharaj concedendoci il dono del Naam, il cui valore è inestimabile, la cui grandezza non è descrivibile e il cui potere e potenza non sono realizzabili? Ma noi povere jiva ignoranti - non ci siamo preoccupati di utilizzarlo realmente, non ci siamo mai sforzati di accrescere il capitale spirituale concessoci al momento dell’iniziazione e non ci siamo mai curati di manifestare con il cuore una piena gratitudine al Guru per tutto il suo amore e grazia”.
“Perché è accaduto tutto questo? Miei cari, è solo dovuto alla nostra stoltezza, al costante e continuo coinvolgimento nel mondo e nella mondanità. Questo Sentiero del miglioramento del sé e dell’anima non è difficile, però non solo l’abbiamo reso tale ma ci appare pure impossibile a causa dell’abitudine cronica di parlare e parlare piuttosto che di fare quel che ci viene richiesto, di rimandare e procrastinare piuttosto che di intraprendere il lavoro che dobbiamo svolgere subito senza perdere tempo, di essere instabili e titubanti, anziché determinati e risoluti”.
“Miei cari, ogni gara viene vinta da chi si adopera più duramente e anche questa gara della meditazione può essere vinta solo attraverso un lavoro duro e prolungato. Per giunta anche la fede incrollabile e la massima fiducia nel Guru rappresentano un grande agente catalitico e fanno miracoli. Per conseguirle dobbiamo ripetere costantemente il Simran dei cinque Nomi caricati anche mentre camminiamo, parliamo, mangiamo e facciamo lavori tali che non richiedano un’attenzione concentrata. Dobbiamo fare tutto questo per compiacere il Satguru e renderlo benevolo nei confronti del nostro sé. Com’è difficile compiacere un’unica persona – il nostro Guru – che non è ostico, non è esigente, che non pretende un centesimo da noi, non ci impone tasse ed è il nostro servo a tempo pieno senza alcuna remunerazione?”.
“Pensate che costi qualcosa o che sia impossibile compiacerlo? No, miei cari, NON lo è. Come uomini d’affari accontentiamo migliaia di clienti, che sono al tempo stesso pretenziosi e difficili, senza sentire alcun ostacolo. Un membro delle forze armate riesce gradito a centinaia di superiori senza alcuna difficoltà. Perché dobbiamo avere difficoltà ad accontentare il nostro Guru, che è unico, che è il nostro solo sostegno, benefattore e l’unico in grado di aiutarci nei momenti di massimo bisogno ed estrema difficoltà?”.
“Siamo talmente assorbiti nelle cose esteriori della vita, che non abbiamo mai riflettuto su questo aspetto. Tutto quello che il Guru vuole che noi facciamo è di diventare puliti e puri, di guadagnare onestamente i mezzi di sussistenza, di nutrire amore e rispetto per tutti e mentre eseguiamo i doveri del mondo, di dedicare tre o quattro ore al giorno alla rimembranza del nostro Guru e alla ripetizione del Simran che ci ha accordato così misericordiosamente. Quant’è difficile?”.
“Piuttosto ci siamo creati tutti i problemi. Cerchiamo di farlo da oggi, cerchiamo di essere regolari, puntuali, risoluti e osservate come il nostro amato Satguru – Baba Ajaib Ji – aiuta in modo incredibile. Ma dobbiamo farlo noi, e farlo concretamente da adesso in poi”.
“Con la grazia del mio misericordioso Guru ho fatto tutto questo personalmente. Lui me lo ha fatto fare pienamente e completamente durante la sua vita, e solo allora mi ha chiesto di aiutare gli altri. Sono a vostra disposizione in ogni momento. Se avete qualche difficoltà, sono pronto ad aiutarvi e fiduciosamente le stesse saranno rimosse: questa è la mia parola d’onore. Ma badate, la parte pratica dovete farla voi e nessuno, ripeto, nessun altro. Quanto prima tanto meglio sarà per voi, e per l’amato Satguru che si sentirà sollevato e felice”.
“Dunque spero che tutti voi cari figli di Baba Ji (Sant Ji) lo farete da adesso in poi, senza fallo, e senza interruzioni. Posso assicurarvi che la grazia dell’amato Baba Ji discenderà di sicuro su di voi e vedrete per conto vostro dove stanno operando la sua Vita, Luce e Amore”.
“Sono solo un lustrascarpe del sangat e dell’amato Satguru, e farò il seva assegnatomi e concessomi da Lui con onestà e in modo dimentico di sé finché il mio fragile corpo respira. Il mio massimo amore e i miei migliori auguri sono con tutti voi amati”.
“Per favore fatelo, e fatelo velocemente perché il tempo non dà affidamento e non ci fa compagnia per sempre. Perciò battete il ferro mentre è caldo. I miei rispetti e amore sono per tutti voi”.
Durante la conversazione con Sri Sadhu Ram Ji gli ho chiesto che sembra che alcune persone provino rabbia e infelicità per il modo in cui lui si nasconde o per alcuni eventi o aspetti della sua vita perché costoro asseriscono che non avevano notato in precedenza questo metodo adottato da Hazur Sawan, Hazur Kirpal o dall’amato Sant Ji.
Ha sorriso delicatamente come fa di solito nello spiegare alcuni punti, che noi troviamo originariamente difficili da capire ma che riusciamo a farlo in seguito se lui aggiunge un tocco esplicativo.
Ha detto che un Santo o un Santo-in-formazione si nasconde sempre al pubblico e non vuole che la gente sappia che cosa sta facendo, chi è veramente, quel che ha conseguito o quale ammontare di grazia sta ricevendo dal suo Guru. Di fatto, il nascondersi fa parte della leggenda e della dottrina di questo Sentiero. Ripercorrendo la storia recente della Sant Mat, ha detto che sebbene Baba Jaimal Singh Ji Maharaj avesse affidato il lavoro spirituale all’amatissimo discepolo gurumukh, Hazur Sawan, lui (Sawan) non diede l’iniziazione per molti anni, nonostante le forti pressioni di alcuni discepoli avanzati di quell’epoca.
Similmente dopo la dipartita di Hazur Sawan, il suo figlio spirituale, la Parola personificata, Hazur Kirpal, si ritirò sull’Himalaya e non volle principiare il lavoro spirituale né mostrare il proprio volto a chicchessia. Tornò a Delhi molto più avanti, solo dopo che il suo grande Guru lo aveva istruito in tal senso con celerità dato che molte persone venivano forviate dal Sentiero.
Allo stesso modo il nostro rispettato e adorato Satguru Baba Ji, figlio gurumukh di Hazur Kirpal, se ne andò nel deserto dopo che Hazur Kirpal lasciò la struttura mortale e rimase sconosciuto nel luogo e tra le persone dove visse per un lungo periodo. Intraprese il lavoro spirituale e la missione pubblica molto più avanti quando il sangat occidentale incominciò ad arrivare e a fargli pressioni perché non si nascondesse più ed uscisse allo scoperto, come lo aveva autorizzato a fare il Grande Guru.
Sri Sadhu Ram Ji mi ha spiegato che nel suo caso le circostanze erano sostanzialmente diverse poiché conduceva una vita comunitaria, senza nessuna privacy a disposizione. Dato che soleva meditare per molte ore (dieci o dodici ore al giorno) davanti alla gente con cui viveva, le persone attorno a lui lo sapevano fin troppo bene. Quindi ha dovuto adottare un metodo per cui poteva sembrare un membro della folla, e tuttavia è riuscito a continuare a meditare senza essere notato, in un modo tale che la gente attorno a lui non aveva idea dei suoi conseguimenti, della sua ascesa o di quel il Guru lo aveva reso o lo avrebbe reso.
Dunque doveva essere divertente, entusiasta e spassoso parlando con gli altri attorno a lui mentre aveva esperienze/visioni spirituali e riceveva messaggi dal Guru di non farsi notare o di evitare le luci della ribalta per condurre una vita lontano dallo sguardo pubblico. In seguito quando Baba Ji gli affidò il lavoro spirituale, ricevette istruzioni per mantenere la facciata che si era creato e per tenersi nascosto dallo sguardo pubblico finché non gli fosse stato chiesto di uscire con il risultato che le persone più vicine a lui non avevano assolutamente idea né sentore di questo brusco e serio sviluppo. Non ha fatto trapelare nulla tant’è che la gente è rimasta inconsapevole e ignara come prima.
Ha detto che è stato un compito assai ostico e i metodi insoliti da lui adottati lo hanno aiutato a rimanere nascosto; anche se a volte alcuni diletti hanno avuto qualche sentore del grande dono che gli era stato accordato e del difficile compito di cui era stato incaricato, ma quell’indizio non è stato preso con serietà.
Ha confermato che non esita a chiedere perdono ai diletti per qualunque disagio, collera o imbarazzo causato loro aggiungendo che le circostanze lo avevano reso inerme. Inoltre i metodi da lui adottati sono diventati talmente una parte del suo sé esteriore e psiche che occorrerà del tempo prima che riesca a liberarsene.
Un amato gli ha chiesto che la nostra mente, essendo fatta di materia, è assai appassionata di trovare somiglianze di comportamento, modo di vivere, modo di parlare e di vestire, eccetera prima di accettare chiunque come un  successore spirituale del Guru precedente, che è dipartito.
Ha risposto che “dobbiamo capire che ogni perfetto Maestro è un genio a modo suo, ed è un Maestro di originalità e non di imitazione. A secondo della formazione mentale, dell’educazione e della società e famiglia in cui è vissuto, adotta uno stile che può o non può essere conforme a quello del suo Guru. Se osserviamo in profondità, i primi tre Guru della Sant Mat dopo i Guru sikh erano ben rasati, vestivano e conducevano un modo di vivere profondamente dissimile”.
“Baba Jaimal Singh era un sikh ma amava una vita assai semplice e modesta, mentre Hazur Sawan era ben istruito ed elegante, visse e si comportò ben diversamente. La vita, il modo di vestire e altri dettagli di Hazur Kirpal non sono paragonabili né a quelli del suo Guru, Hazur Sawan, né a quelli del suo figlio spirituale, Baba Ajaib Ji. Sarebbe quindi forviante per chicchessia cercare affinità per decidere se lui ha ereditato il mantello spirituale del suo Guru o no”.
“Sì, occorre esaminare essenzialmente e in modo preminente se ha molta meditazione, sacrificio e abbandono a suo credito proprio alla pari del suo Guru, se il tesoro del Naam e il perdono ereditati sono gli stessi o simili, se l’amore, l’umiltà, la semplicità e la spiritualità che uno viene ad acquisire e che lui viene a dispensare sono paragonabili a quelli del Guru o dei Guru precedenti”.
Ha detto: “Un Santo è una personificazione della ‘Parola’ e se ne serbiamo anche solo un minimo a nostro credito, avvertiamo un richiamo immediato dentro di noi nel momento in cui ci avviciniamo o giungiamo alla sua presenza. Un semplice sguardo nei suoi occhi e fronte attizzerà le fiamme dentro di noi, se ne possediamo un po’, per quanto deboli dentro di noi”.
Sadhu Ram Ji ha affermato: “Come spiegato da Baba Ji nel Satsang del 28 settembre 1986 (‘Chi medita ama la Volontà di Dio’), Guru Amar Das Ji dichiarò di aver piantato ‘il segno o il simbolo dello Shabd’ nel suo successore. Da quel segno o simbolo dello Shabd sarà stabilita senza ombra di dubbio l’identità e l’accuratezza del successore”.
Miei cari fratelli e amati figli di Baba Ji, per favore, sappiate dunque che le somiglianze e i segni esteriori non aiuteranno gran che. Occorre vedere e percepire se uno ha ‘il segno e il simbolo dello Shabd’ seminato dal grande Guru, che in realtà è il Potere del Guru e che in realtà mostrerà dove risiede il Guru.


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