Satsang del 15 gennaio 2003
Sadhu Ram Ji

 

Kirpal si preoccupa per te - perché ti preoccupi?
Egli è il possessore del mondo intero, è misericordioso con il povero.


Mi inchino milioni di volte ai piedi di Maharaj Sawan, Kirpal e del Satguru Ajaib. Maharaj Sawan comunicò il messaggio del Naam e ci disse che il Naam è nel nostro cuore; possiamo ricordare e praticare la devozione di Dio nelle nostre case mentre lavoriamo. Lui, il possessore del mondo, è diventato la forma dello Shabd e ci ha comunicato il messaggio secondo il quale è venuto qui per noi e per questo possiamo incontrarlo.
Come possiamo incontrarlo? La mente è parte di Brahm e risiede in Trikuti, è discesa nei piani più bassi e ha dimenticato la propria casa. Gli attaccamenti del mondo l’hanno affascinata. Ora la mente cerca a modo suo e con i propri metodi, ma non riesce ad avere buon esito in nulla con i propri sforzi. Qualunque sforzo faccia o qualunque metodo segua, non ha buon esito. Guru Nanak Dev Ji dice: “O mente, se pratichi la devozione del Guru, puoi trarre beneficio dai sessantotto pellegrinaggi mentre siedi a casa. Ottieni la felicità dei sessantotto pellegrinaggi praticando la devozione del Guru o di Ram (Dio)”.
Se continuate ad eseguire i riti esteriori e i pellegrinaggi, non accade nulla proprio come l’acqua rimuove solo la sporcizia del corpo; i nostri peccati possono essere soppressi da Ram (Dio). Facciamo i pellegrinaggi per liberarci dei peccati. Guru Nanak Sahib ha detto nel Guru Granth Sahib: “Con le abluzioni si rimuove la sporcizia esterna, ma se ne aggiunge dell’altra (egotismo, eccetera)”. I sacri luoghi esteriori costituiti dai Santi e dai Mahatma vanno bene. Perché? Perché loro praticarono la devozione in quel luogo. Sri Ram Chandra andò a Hardwar, praticò la devozione del suo Guru trasformandolo in un luogo sacro. Similmente, Kapil Muni andò a Kulait a meditare e controllò la propria mente; anche quel luogo divenne sacro.
Finché i Santi e i Mahatma che hanno amore per Dio, sono vivi, noi li seguiamo; ma, in seguito, diamo retta alla mente. Raccoglieremo qualunque cosa seminiamo. Se incominciamo a seguire la mente, allora non riusciamo a praticare la devozione. Kabir Sahib ha detto: “La mente tende a coinvolgersi nelle cose del mondo, dunque non dovremmo seguirla poiché è propensa ad andare da una cosa all’altra”.
Amati, se ascolteremo la mente, allora come faremo a meditare su Dio? Se la mente segue quello che Ram (Dio) dice, si può praticare la devozione. Ora qual è la situazione? La mente ci considera suoi servi; ci fa fare qualunque cosa desideri. La mente dovrebbe inchinarsi al Guru, pregarlo e invocarlo, chiedere perdono per rimuovere i peccati delle numerose nascite passate. Anche Guru Nanak Dev Ji dice che ha compiuto tanti peccati quanti sono i capelli sul corpo e quanto l’acqua nell’oceano.
Le jiva sono venute all’esistenza da quando è nata la terra e hanno continuato a commettere errori. Né la mente è riuscita a trovare un Guru né i peccati hanno avuto fine; se ne sono accumulati moltissimi. Per rimuoverli esiste un solo modo, ossia andare da un Guru e meditare sul Naam. Kabir Sahib dice: “Se gettiamo una scintilla di fuoco nel fieno, brucerà e sarà incenerito, distrutto. Similmente se meditiamo sul Naam, esso distruggerà tutti i peccati che abbiamo accumulato da numerosissime nascite precedenti”.
Nella Bhagavad Gita il re Dhritrashtra, un re cieco, domandò a Sri Krishna qual era il motivo della sua cecità poiché conosceva le ultime cento nascite passate e sapeva di non aver fatto nulla di sbagliato in quelle vite. Krishna Ji aveva la conoscenza del pranayam. Si concentrò nell’intimo e gli disse: “Guarda per conto tuo quello che hai fatto di male”. Anche lui si concentrò interiormente e vide che in una nascita passata aveva distrutto l’occhio di un animale. Da questo si deduce che otteniamo qualunque cosa seminiamo. Perché non dovremmo fare la cosa giusta, diventare buoni ed essere uniti?
Guru Arjan Dev Ji dice: “Mio caro, se semini il keekar (un tipo di pianta), dovrai raccogliere lo stesso; se semini il mango, dovrai mangiare il mango”. Raccoglierai quello che seminerai.

Eccetto la devozione, nessuna ansietà dà risultati - anche se pensi milioni di volte.

Senza la devozione i nostri pensieri non hanno alcun valore ed efficacia. Devozione significa che dovete pregare e invocare Dio, sedere nella sua rimembranza, praticare il Bhajan e Simran, e obbedirgli. Chiamatelo con qualsiasi nome, ma ricordatelo: questa si chiama devozione. Coloro che hanno praticato la devozione, scrivono delle loro esperienze. Dicono, dobbiamo pregare davanti al Satguru. Il Satguru è molto clemente. Il Satguru conosce l’Onnipotente e ha ottenuto il Naam. Il Naam è una barca sulla quale chiunque può attraversare questo piano delle nascite e morti.
Quello che vediamo è il paese della Maya e della mente. Se vogliamo uscire da questo paese della Maya e della mente, dovremmo meditare sul Naam del Guru o di Ram, Dio: a quel punto possiamo volare via da questo luogo. Kabir Sahib dice: “Solo attraverso la meditazione del Naam la nostra anima può volare via da questo luogo. Nel Kali Yuga solo il Naam è il nostro sostegno. Solo con l’aiuto del Ram Naam possiamo attraversare questo oceano del mondo”.
Nei tempi antichi con l’aiuto delle jap (ripetizioni), delle tap (devozione), dei tirath (pellegrinaggi), dei vrat (digiuni) e della niyam (applicazione di certe regole), la gente otteneva benefici. La gente viveva a lungo e la mente aveva meno distrazioni. Ma oggigiorno la mente ha molte più distrazioni ed è dispersa in tante cose, dunque le è difficile concentrarsi. È molto difficile concentrare il flusso dei pensieri. I corpi si sono indeboliti ed ecco perché prestiamo più attenzione alle cose esterne.
Ora dobbiamo allontanare la mente dall’esterno verso l’interno. Come ci riusciremo? Quale via dovremo seguire? Il Guru ha un metodo, ha lo Shabd Naam che ha guadagnato personalmente. Questo è il nostro unico sostegno. Se ci dà lo Shabd Naam, allora con il suo sostegno possiamo entrare nell’intimo e incontrarlo. Dovremmo meditare sul Naam e lavorare duramente. Come ci riusciremo? Amici, se cuciniamo del cibo, non entra in bocca per conto suo; dovremo prenderlo. Questo è il sentiero del duro lavoro e della trasformazione della nostra vita.
Kabir Sahib dice: “Se un povero continua a ripetere ‘soldi, soldi’, come può arricchirsi? No, non può diventare ricco. Perché? Perché se fosse sufficiente dirlo, allora a che servirebbe lavorare duramente? Non accade a parole. Si tratta di fare e non di parlare. No, non si ottiene la ricchezza a parole; bisogna lavorare. Se lavoriamo duramente e il Signore ne è compiaciuto, allora possiamo incontrare Dio. La devozione è vera, pura, di origine più elevata. Dobbiamo pulire e purificare il cuore come quello di Dio per incontrarlo”.
Guru Nanak Dev Ji dice: “Se abbiamo una scatola metallica e dobbiamo tenerci dei vestiti, allora metteremo via vestiti sporchi? Come possiamo custodire dei vestiti sporchi? Chiunque dirà che i vestiti sporchi rovineranno anche quelli puliti. L’anima può entrare nell’intimo solo dopo essersi purificata”. Guru Nanak Dev Ji dice: “Se i vestiti si sporcano e s’imbrattano, allora si puliscono col sapone; le cose esterne si lavano con l’acqua. Se i nostri pensieri sono rovinati dai karma negativi, allora si possono purificare col Simran. La nostra mente e anima possono essere purificate con il Naam. Non esiste altro metodo ad eccezione della ripetizione del Naam per rimuovere la sporcizia dell’anima e della mente”.
Se fosse esistito un sistema esteriore più facile, allora perché i Maestri avrebbero meditato e vegliato per notti e notti come hanno fatto? Su questo sentiero bisogna fare sacrifici, ha buon esito solo chi sacrifica la propria mente. Chi non si sacrifica, non avrà scritto nel proprio destino il successo sul sentiero. Se il Maestro non lo scrive nel suo destino, come farà ad ottenerlo? Se facciamo sforzi sul lavoro, il lavoro viene considerato e il padrone ci ripaga di quegli sforzi. Se il Maestro non ci ripagasse secondo i nostri sforzi, allora il sentiero non funzionerebbe bene. Il Maestro ci dà in accordo a quello che abbiamo fatto.
Guru Nanak Dev Ji dice: “Ho dei karma molto negativi, sono venuto al tuo rifugio, per favore proteggimi”. È una preghiera al Signore: “Sono venuto al tuo rifugio, ti prego di perdonarmi”. Anche Bulleh Shah dice: “Signore, se non avessi alcun male, allora che cosa avresti perdonato in me?”. Gli abiti puliti non vanno lavati; bisogna lavare solo quelli sporchi. La mente e l’anima si sono insudiciate. Lui darà il Naam per pulirle e purificarle; farà incontrare il Guru. È la sua promessa di purificare e lavare l’anima col Naam e di fare in modo che l’anima incontri il Guru con la sua grazia. Lui ha fede nel Guru, tiene il Satsang ai discepoli, li ispira a fare il Simran e ha fede che il suo Maestro li perdonerà e permetterà loro di incontrarlo.
Ogni Santo ha cantato le lodi del proprio Maestro e anche noi oggi siamo seduti insieme secondo i suoi ordini per cantare le lodi del nostro Maestro. Oggi ci siamo radunati secondo i suoi ordini, per amore suo. I suoi ordini sono che dovremmo fare il Simran, amare e amare tutti, poiché Dio stesso è la manifestazione dell’amore e del Simran. Lui ascolta le nostre preghiere e il nostro lavoro viene svolto con facilità.

Il mio Signore rende alto chi è basso, ascolta la voce di tutti.


Il mio Signore innalza l’infimo. Ascolta tutti e ripaga in accordo alle nostre preghiere. Dio è nei ladri e in coloro che commettono frodi, come pure nei Santi e nei Mahatma. L’anima è la stessa in tutti e non è inferiore in nessuno. Guru Gobind Singh Ji scrive che l’anima è la stessa nella formica e nell’elefante. Questa creazione appartiene completamente a Dio. Se vogliamo incontrare Dio, allora dobbiamo sviluppare amore per Lui dentro di noi e dobbiamo fare il lavoro di persona.
Perché dobbiamo farlo? Perché stiamo soffrendo nel ciclo delle nascite e morti, e ne siamo tristi. Sehjo Bai scrive che il dolore patito in un ciclo di vita e morte è pari al morso di mille scorpioni. Se uno scorpione morde una volta, allora quella persona non riesce a rilassarsi per tutta la notte; che accadrà a chi viene morso da cinquecento o da mille scorpioni? La nostra anima subisce varie vite nel ciclo delle otto milioni quattrocentomila specie. Uno nasce e muore ripetutamente. S’incarna in varie forme o specie: diventa un serpente, un cane e altre forme. Al momento della nascita il dolore che bisogna patire è pari al morso di cinquecento scorpioni, e lo stesso vale al momento della morte; è una sofferenza enorme.
Una volta quando Kabir Sahib stava per dare l’iniziazione al Naam, una persona ricca disse: “Voglio prendere l’iniziazione, ho sentito che risolve i problemi delle nascite e morti. Uno non deve più rinascere ed esce dal ciclo delle nascite e morti”. Kabir Sahib non era a casa, c’era sua madre Kamali. La persona ricca disse: “Voglio l’iniziazione” e lei rispose: “Sì, l’avrai”. Il ricco si sedette, aspettò e la madre incominciò ad affilare un coltello. La persona ricca domandò: “Che cosa stai facendo?”. Rispose: “Sto lavorando per te”. Domandò: “Che cosa farai col coltello?”. Rispose: “Devo tagliare la tua testa”. Disse: “Allora lascia stare, non voglio quest’iniziazione”.
Il ricco stava allontanandosi, a suon di insulti, e sul tragitto incontrò Kabir Sahib. Gli disse: “Hai iniziato questo lavoro di derubare gli altri. Ho sentito dire che tagli la testa di coloro che vengono da te”. Rispose: “Andiamo a casa”. Andarono a casa e Kabir disse alla madre: “Hai venduto la testa per così poco”. Lei disse: “Sì”. Se ponete la testa da un lato della bilancia e il Naam dall’altro lato, allora uno sa che la testa deve essere sacrificata nelle otto milioni quattrocentomila vite; se la offriamo una volta al Guru, si facilita il lavoro.
Similmente la storia di re Janak riporta che il re disse: “Voglio incontrare Dio. C’è qualcuno che possa farmelo incontrare?”. Dapprima incontrò un Mahatma che aveva solo una conoscenza libresca e citò dai libri, ma la sua anima non ottenne alcuna soddisfazione e pace. Disse di nuovo: “Voglio incontrare Dio, voglio incontrare un Mahatma che possa portarmi nell’intimo”. Il re aveva delle leggi molto severe: diceva che qualora qualcuno avesse promesso e non fosse riuscito a dargli la conoscenza, allora gli avrebbe fatto macinare il grano in prigione con un mulino a mano. Vennero molte persone, ma non riuscirono a dargli la conoscenza e dunque furono punite in quel modo.
Poi si presentò un Mahatma chiamato Ashtavakra. Si sedette sul podio che era stato costruito apposta, tutti i presenti nella congregazione lo videro e pensarono che conoscenza avrebbe mai dato questa persona con otto gobbe sul corpo? Pensando questo e guardandolo, tutti i presenti cominciarono a ridere. Lui disse al re: “Se desideri la conoscenza, anche tu dovrai darmi qualcosa”. Re Janak affermò: “Ti darò quello che è nel mio potere”. “Dammi la tua mente, il tuo corpo e ricchezza”. In questo mondo abbiamo tre cose e lui le chiese tutte e tre.
A quel tempo non c’era modo di fare accordi per iscritto, così il re prese dell’acqua e fece il voto; gli fu detto di salire sul cavallo. Quando il re salì sul cavallo e stava per dirigersi in una direzione, il Mahatma gli disse: “Caro amico, tu mi hai dato il corpo con il quale cavalchi, poi mi hai dato la mente che è nel tuo corpo; mi hai dato anche la tua ricchezza. Ora pensa, ci sono tre cose nel mondo e le hai date tutte a me”. L’ego della mente era sparito, gli disse di sedersi e gli diede il Simran.
La mente si unì al Simran e lui cominciò a progredire nell’intimo. Il Mahatma gli fece avere l’esperienza nel momento che considerò appropriato e poi lo richiamò. Ora la sua anima si era unita con lo Shabd e quindi non aveva nulla da dire. Questa è la realtà, può unire a Dio solo qualcuno che sia unito con lui. Amici, solo chi lo ha incontrato, può farlo incontrare agli altri. Chi è colto, può insegnare agli altri; come può insegnare una persona ignorante che non è andata a scuola?
La nostra scuola è la decima porta. Nove porte sono dirette all’esterno: sono gli occhi, le orecchie, le narici, la bocca e le due sottostanti. Dobbiamo chiuderle e aprire la decima porta, che non è visibile ed è rivolta nell’intimo. Questa è la scuola della spiritualità, la scuola dell’anima. Se andiamo a studiare lì, allora va tutto bene. Una volta che otteniamo l’iniziazione, tutti i giorni trascorriamo sei o sette ore in meditazione e nel Simran per arrivare a quella scuola interiore.
La mente di coloro che vanno alle scuole esterne, viene forviata. Se facciamo un lavoro esteriore, la mente è molto occupata mentre se facciamo la meditazione interiore, teniamo occupata l’anima. L’anima si è indebolita nelle numerosissime nascite passate e non ascolta lo Shabd. Solo dopo aver ascoltato lo Shabd capirà che “io sono parte di Dio e anch’io ho qualcuno che mi appartiene”.

Abbandonando il “mio, mio”, adotta il “Tuo, Tuo”. Il Protettore ti protegge.

Nello stesso modo quando la pecora bela, si prepara il coltello. Anche l’uomo afferma: “Lo sto dicendo io”; è qualcosa che dobbiamo perdere. L’io o l’ego non è ancora scomparso né possiamo lasciarlo andare. Perché? Se gli uomini possono fare ogni cosa, che cosa farà Dio? Ogni cosa accade con il suo potere. Lui sta dando potere a ogni cosa, in tutti i piani. Sta dando potere a tutti gli esseri viventi. Come possiamo continuare a presentare il nostro ego quando ogni cosa è sua?
Il coltello è sulla gola dell’ego e di qualcuno che dice ‘me, me’ o che ha ego. Se uno continua a parlare dell’ego, allora viene Kal.

Nella corte del Signore v’è il sostegno del Maestro, il possente Kal indietreggia.

Innanzi tutto dobbiamo purificare l’intimo, dobbiamo diventare buoni e poi dobbiamo diventare uniti. Dobbiamo regolare la nostra dieta. Se qualcuno mangia del cibo tamasico (che indebolisce), dentro di lui c’è troppo calore; desidera controllare il rajas e non permette a nessuno di parlare. Perché non permette a nessuno di parlare? Perché questo cibo non gli permette di essere nel pieno possesso delle proprie facoltà. Se qualcuno prende delle bevande pesanti o delle droghe, la persona pensa: “Io sono ogni cosa, sono felice”, la felicità è qualcosa di diverso. Queste cose non danno una felicità reale, la felicità è dentro di noi.
Guru Arjan Dev Ji scrive che in questo corpo c’è l’Amritsar. Dobbiamo andare a bagnarci nell’Amritsar, dobbiamo incontrare il Naam dentro di noi. Solo allora possiamo ottenere pace e liberarci dal ciclo delle nascite e morti. Il Satguru Ajaib Singh Ji scrive che non possiamo liberarci senza il darshan. L’anima non si può liberare senza il darshan, poiché ha sviluppato amore per le cose del mondo. La mente è proiettata all’esterno, noi la portiamo nell’intimo e poi lei di nuovo fugge all’esterno. Finché brama le cose mondane, non entra interiormente. Dunque dobbiamo pregare il Guru e seguire i suoi ordini per riuscire a fare il Simran e ad incontrarlo giorno e notte.
Guru Nanak Dev Ji dice che dovremmo ricordarlo per tutto il giorno. Siamo occupati nelle cose del mondo giorno e notte. Anche Kabir Sahib scrive che continuiamo a portare avanti gli affari del mondo e a prenderci cura della famiglia. Se lavoriamo durante il giorno e dormiamo la notte, allora quando lo ricorderemo? Guru Nanak Dev Ji scrive che trascorriamo mezza giornata nel sonno e l’altra metà mangiando, quando ricordiamo il Naam?
Che cosa dicono gli yoghi? “Ogni cosa accade secondo il desiderio di Dio, non dipende dal giorno, dal mese o dalle stagioni”. Pensiamo che un giorno particolare sia positivo e negativo. No, chi lo ha creato, ha creato tutti i giorni corretti e buoni. L’Artefice li ha creati e ora non diventeranno negativi solo perché lo diciamo noi.

Egli protegge sempre coloro che sono puri e veri nell’intimo.

Guru Arjan Dev Ji si espresse in modo simile nelle tre lettere che spedì al suo Maestro. Scrisse: “Se non ti vedo, non dormo e non sento nemmeno fame o sete”. Ora pensate, se noi subiamo una piccola perdita, non gradiamo il cibo. Lui ci ha dato il tesoro inestimabile del Naam; che cosa fa la nostra mente per quello? Pensa: “La notte è lunga, dormiamo, lo ricorderò domani o più tardi”, la mente continua a fare queste cose. Perché continua in questo modo? Perché non si preoccupa di uscire dal ciclo delle nascite e morti.
Guru Nanak Dev Ji scrive: “In un giorno facciamo ventiquattromila respiri, quanti ne offriamo al Signore Onnipotente?”. Non ne abbiamo offerti nemmeno uno, non facciamo affatto il Simran. Come facciamo a consacrare anche un solo respiro a Lui? Guru Gobind Singh Ji scrive: “Se ricordiamo Dio con ogni respiro, ci liberiamo dalle ansietà della mente”. Se continuiamo a ricordarlo con ogni respiro, allora che cosa si intende dicendo che non possiamo fare il Simran? Pensateci. Qualche Mahatma, qualche meditatore ha mai detto che non si può fare il Simran? Nessun meditatore ha mai detto una cosa simile, che “non posso fare il Simran”. Ebbene noi non lo facciamo e siamo diventati pigri. La pigrizia e il sonno tribolano gli individui che sono ladri di Simran.

Riducendo la ghigliottina a una puntura d’ago, Egli elimina la trappola dell’attaccamento e della Maya.

Queste cinque malattie hanno colpito la mente: lussuria, ira, avidità, attaccamento ed ego. Si compiono atti negativi solo per questi desideri. Che cosa fanno i Santi e i Mahatma? Spiegano alla mente con amore: “Mente, tralascia queste cose”. Le cose mondane rimarranno qui. Se queste cose mondane potessero venire con noi, allora coloro che se ne sono andati prima di noi, le avrebbero portate con sé e non ci avrebbero lasciato nulla. Se amate queste cose, dimorerete nell’inferno. Perché? Perché se amiamo così tanto la ricchezza, la vera forma della ricchezza è quella di un serpente. Se dopo la forma umana vi incarnate in un serpente, va bene?
Capite, se abbiamo attaccamento per i bambini, se questo attaccamento rimane alla fine, allora verremo nella forma di un maiale. È progresso, avete fatto qualche progresso? Krishna spiegò ad Arjuna e gli diede la conoscenza. Disse: “Sviluppa amore per me affinché diventerai come me”. Se alla fine rimane il desiderio di proprietà, vi incarnate in uno spirito negativo (bhoot), che non ottiene nulla da mangiare. Se ci liberiamo da ogni attaccamento mondano e abbiamo fede, amore per l’Onnipotente, allora diventeremo come lui, diventeremo come Dio.
L’Onnipotente non nasce né muore; non viene né va; non aumenta né diminuisce. Guru Nanak Dev Ji dice: “Il mio Dio è sempre esistente, sempre presente. Non viene né va mai, non prende nascita né muore; è imperituro”. Gli Yamdoot (gli angeli della morte) non possono defraudarlo. Se lo amiamo, possiamo diventare come lui.

O Maestro benefattore, ti ringrazio milioni di volte; una volta venuto, ti sei preso cura di Ajaib.

 

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